Home Nazionale Rai: Guglielmi, accorpamento Tg è follia senza una riforma

Rai: Guglielmi, accorpamento Tg è follia senza una riforma

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Roma, 29 ott. (AdnKronos) – “Quando sento parlare del progetto dell’attuale Cda di razionalizzare i costi con l’accorpamento delle testate penso che, con l’attuale Rai divisa per linee editoriali sulle diverse reti, sia una follia. Come voler far dimagrire un uomo sovrappeso tagliandogli una gamba. Soltanto all’interno di una riforma complessiva del sistema televisivo nazionale si può arrivare a cambiare le cose con criterio”. A parlare così è Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai3 dal 1987 al 1994, che insieme a Stefano Balassone, con cui ha un sodalizio professionale dai tempi in cui era suo vicedirettore proprio a Rai3, ha pubblicato nelle scorse settimane il volume “Finalmente la riforma della RAI!”, edito da Bompiani.
Un titolo che suona quasi ironico, giacchè Guglielmi è convinto che l’attuale governo non procederà ad un vero e proprio riassetto: “La sensazione è che ancora una volta non si farà una riforma ma qualche ennesimo piccolo aggiustamento”, dice intervenendo al convegno ‘Nuovi contenuti, nuovi contenitori’ organizzato a Roma da Anart (Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali) e dalla Siae.
Autore di tantissimi programmi innovativi. molti dei quali dopo 25 anni ancora resistono nel palinsesto della terza rete (‘Quelli che il calcio’, ora in onda su Rai 2, ‘La TV delle ragazze’, ‘Avanzi’, ‘Samarcanda’, ‘Blob’, ‘Telefono giallo’, ‘Mi manda Lubrano’, ‘Chi l’ha visto?’, ‘Un giorno in pretura’, per citarne alcuni), per Guglielmi la Rai attuale è in una situazione molto grave: “La Rai è brutta dal punto di vista della sua organizzazione, della sua incapacità di creare occupazione, della sua povertà, che è quasi miseria. Ci vogliono più soldi per creare una programmazione che possa avere delle ambizioni”.
“Noi -dice riferendosi al lavoro fatto con Balassone per il libro appena pubblicato- abbiamo fatto un’analisi mettendo a confronto l’Italia, la Francia e l’Inghilterra. Tutti e tre questi paesi hanno scelto di avere un servizio pubblico radiotelevisivo. Soltanto che mentre Francia ed Inghilterra hanno adeguato negli anni la struttura iniziale e le risorse, noi siamo rimasti immobili, facendo ogni volta dei piccoli interventi legislativi di aggiustamento. E così il sistema è ancora incatenato ad un duopolio, anzi ad un doppio monopolio, che impedisce ad altri di crescere. E ognuno dei due attori, Rai e Mediaset, difende se stesso difendendo l’altro”.
Per Guglielmi il punto non è quante reti avrà ogni player (“La Rai potrebbe mantenerne tre, cosa improbabile, o averne due o anche una soltanto, ma non è questo l’argomento da cui partire”) ma “il ruolo, il compito affidato a ciascuno in un sistema che permetta davvero l’ingresso di nuovi soggetti” e quindi “la creazione di occupazione”.