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La Regione Puglia apre la strada nella lotta contro la meningite B. Vaccino presto in arrivo anche in Toscana

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La Regione Puglia apre la strada nella lotta contro la meningite B. Vaccino presto in arrivo anche in Toscana

Firenze, 24 giugno 2014Puglia in prima fila nella lotta contro la meningite: l’Assessorato alle Politiche della Salute regionale ha annunciato che introdurrà nel Calendario vaccinale l’offerta attiva e gratuita per tutti i neonati della vaccinazione anti-meningococco B. L’offerta avverrà secondo le modalità indicate dal Board nazionale del Calendario per la Vita (SItI, FIMP, SIP, FIMMG), che ha condiviso un documento nel quale viene supportato l’inserimento del vaccino anti-meningococco B tra quelli offerti attivamente e gratuitamente a tutti i lattanti con 3 dosi nel primo anno di vita e una al compimento del dodicesimo mese del bambino.

«Di fronte a una novità di grande impatto per la salute dei cittadini come il nuovo vaccino per la meningite B non si poteva rimanere fermi– dichiara Michele Conversano, Presidente Nazionale SItI (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) –  la Puglia, con la Basilicata, saranno le prime Regioni ad offrire le vaccinazioni dei 5 sierogruppi responsabili di tutte le meningiti e sepsi meningococciche circolanti».

La Toscana potrebbe presto seguire l’esempio: «Si tratta di una notizia eccellente per la Sanità della Regione Puglia – commenta Chiara Azzari, Direttore Clinica Pediatrica, Dipartimento di Scienze della Salute, Sezione Pediatria, Università  Meyer, Firenze – questo vaccino va a colmare una lacuna, dando la possibilità di prevenire la meningite da meningococco B, un’infezione estremamente pericolosa. Speriamo che la Regione Toscana possa seguire l’esempio della Puglia e della Basilicata: la Commissione regionale Vaccini e lo stesso Presidente della Regione Enrico Rossi hanno espresso un parere favorevole, quindi siamo ottimisti».

Secondo i dati di sorveglianza delle malattie batteriche invasive rilevati dal Sistema Informativo delle Malattie Infettive (SIMI)1 in Italia nel 2012 si sono verificati 132 casi di infezioni da meningococco. Si tratta però, come dimostrano studi recenti2,di dati sottostimati a causa dell’utilizzo prevalente nel nostro Paese, per l’accertamento della diagnosi, del metodo di coltura cellulare, risultato fino a 1/3 meno sensibile del metodo PCR (Polymerase Chain Reaction) utilizzato in altri Paesi europei.L’epidemiologia dei diversi sierogruppi di meningococco varia a seconda dell’area geografica: in Italia, la causa principale è rappresentata dal sierogruppo B (oltre 6 casi su 10).

«In Toscana i casi non sono moltissimi, in totale alcune decine l’anno», spiega Chiara Azzari. «I dati epidemiologici tuttavia non rispecchiano la reale diffusione e la sottostima dipende da tre fattori: molte infezioni portano all’exitus in poche ore non permettendo la ricerca del germe; si utilizzano ancora metodi superati come la coltura che è poco sensibile dal momento che “vede” l’infezione solo in un terzo dei casi, mentre i test di biologia molecolare dimostrano che i numeri sono almeno tre volte maggiori; infine, molti casi non vengono segnalati, nel flusso dei dati ne perdiamo almeno i due terzi».

L’infezione da meningococco è particolarmente pericolosa in quanto attacca le persone sane senza alcun segnale di preavvisoe può portare al decesso entro 24-48 ore. Su dieci persone che contraggono l’infezione, circa una è destinata a morire anche se sottoposta a cure adeguate e su cinque persone che sopravvivono, una rischia di riportare devastanti disabilità permanenti. Segni e sintomi sono spesso aspecifici, rendendo difficile la corretta diagnosi negli stadi iniziali dell’infezione e limitando la possibilità di evitare le conseguenze più gravi. La conseguenza più grave, soprattutto tra i bambini colpiti entro il primo anno di vita, è la morte improvvisa, mentre l’11-19% dei pazienti che sopravvivono può andare incontro a gravi complicanze e invalidità permanenti come amputazione degli arti, sordità, ritardo mentale, paralisi e ictus.

L’unico strumento per difendersi è la profilassi vaccinale: in molti casi la progressione è così rapida che nessuna terapia antibiotica, nessun supporto rianimatorio possono fermare l’infezione. Inoltre, la profilassi vaccinale non si limita a proteggere i singoli, ma costituisce un esempio di protezione di ‘comunità’: con la vaccinazione di un grande numero di bambini si forma una sorta di barriera, che ostacola la circolazione del microrganismo infettante e protegge anche i bambini non vaccinati. Adeguate strategie vaccinali non solo possono consentire, oggi, il controllo delle malattie infettive, ma, se adeguatamente condotte, possono portare all’eradicazione della malattia.

«Siamo certi che con l’arrivo del nuovo vaccino contro il meningococco B sarà possibile raggiungere il grande obiettivo “0 casi” di meningite – commenta Amelia Vitiello, Presidente Comitato Nazionale contro la Meningite – è fondamentale, però, che le Istituzioni si impegnino per rendere il vaccino disponibile a tutti: ci auspichiamo perciò che le altre Regioni seguano quanto prima l’esempio virtuoso della Puglia». L’unica altra Regione, oltre la Puglia, ad aver deliberato l’inserimento della vaccinazione anti-meningococco B nel Calendario vaccinale è la ‘vicina’ Basilicata.

 

Intervista a Chiara Azzari
Direttore Clinica Pediatrica, Dipartimento di Scienze della Salute, Sezione Pediatria,
Università Meyer, Firenze

Meningococco B, infezione estremamente pericolosa: Puglia apre la strada introducendo il nuovo vaccino

La Regione Puglia ha approvato l’inserimento del vaccino per il meningococco B nel Calendario vaccinale regionale: è la prima Regione in Italia, con la Basilicata, a rendere disponibile per tutti i nuovi nati questa importante possibilità vaccinale. Qual è la rilevanza di questa notizia? Crede che la Sua Regione seguirà l’esempio della Puglia?

Si tratta di una notizia eccellente per la Sanità della Regione Puglia. Questo vaccino va a colmare una lacuna, dando la possibilità di prevenire la meningite da meningococco B, un’infezione estremamente pericolosa: possiamo dire che i decisori in Puglia hanno fatto una scelta ottima.

Non sappiamo ancora come si comporterà la Regione Toscana, ma speriamo che possa seguire l’esempio della Puglia e della Basilicata. La Commissione regionale Vaccini e lo stesso Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi hanno espresso un parere favorevole, quindi siamo ottimisti.

Qual è la diffusione della meningite meningococcica in Toscana? I dati epidemiologici rispecchiano la reale diffusione sul territorio?

I casi non sono moltissimi, in totale alcune decine l’anno. I dati epidemiologici tuttavia non rispecchiano la reale diffusione e la sottostima dipende da tre fattori: molte infezioni portano all’exitus in poche ore non permettendo la ricerca del germe; si utilizzano ancora metodi superati come la coltura che è poco sensibile dal momento che “vede” l’infezione solo in un terzo dei casi, mentre i test di biologia molecolare dimostrano che i numeri sono almeno tre volte maggiori; infine, molti casi non vengono segnalati, nel flusso dei dati ne perdiamo almeno i due terzi.

La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri per la prevenzione delle malattie infettive, che in molti casi sono state eliminate o ridotte a un’incidenza molto bassa. Si può pensare nel prossimo futuro di poter arrivare a un’eradicazione della meningite meningococcica?

In questo momento non è facile pensare a un’eradicazione. Certo abbiamo tutte gli strumenti per intraprendere questo percorso. E’ necessario però che vengano utilizzati con efficacia, attraverso campagne di vaccinazione ben strutturate e con alte coperture. Ne è un chiaro esempio quella contro il meningococco C, che dal 2012 è entrato a far parte dei cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e quindi offerto in maniera attiva e gratuita a tutti i bambini all’anno di vita.

Grazie a questo intervento di sanità pubblica oggi l’incidenza del meningococco C è diminuita drasticamente, ma purtroppo non ancora del tutto.