Home Nazionale Ricerca: gene ‘della collera’ e stress incidono su bilancia e cuore

Ricerca: gene ‘della collera’ e stress incidono su bilancia e cuore

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Roma, 1 ott. (AdnKronos Salute) – Una nuova scoperta nel campo della genetica, firmata dalla Duke University (Usa) e pubblicata sull”European Journal of Human Genetics’, suggerisce che “una suscettibilità genetica, lo stress psicosociale e i fattori metabolici agiscono in combinazione per aumentare il rischio di malattie cardiovascolari”. Lo studio stima che il 13% dei soggetti caucasici sia portatore di questa suscettibilità genetica, che li rende più inclini alla collera, all’ansia e alla depressione. Inoltre sarebbero più esposti ad un aumento del girovita e alle insidie dello stress. Fattori determinanti per diabete e malattie cardiache.
I ricercatori hanno analizzato i dati dell’intero genoma di quasi 6.000 persone iscritte nel registro Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (Mesa). Il Mesa è iniziato nel 2000 per studiare le correlazioni tre le malattie cardiache e il Dna, oltre ad alcuni elementi come il peso, la circonferenza dei fianchi, l’indice di massa corporea, i livelli di colesterolo, glucosio e pressione sanguigna. Gli scienziati hanno scoperto che alcune variazioni chiamate Polimorfismi di un singolo nucleotide (Snps) del gene Ebf1 mostrato un forte legame con la circonferenza dei fianchi, a seconda dei livelli di stress cronico del soggetto. Ovvero, più aumenta quest’ultimo più si tende ad ingrassare.
“Con ulteriori analisi – suggerisce Abanish Singh – abbiamo scoperto un significativo legame tra il forte stress cronico e l’aumento della circonferenza dei fianchi, alti livelli di glucosio nel sangue e diabete. Oltre ad un aumento delle malattie cardiovascolari, in particolare l’aterosclerosi. Ma questo quadro è riscontrabile solo nelle persone di etnia caucasica, portatrici del polimorfismo di Ebf1”.
Questi risultati sottolineano come un intervento per ridurre lo stress insieme ad una corretta dieta e all’esercizio fisico “possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari – concludono gli scienziati – E per farlo serve un’azione più efficace nei soggetti con questo specifico genotipo”.