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Ricerca: Michael J. Fox Foundation sfida Parkinson, volontari per trovare cura

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Roma, 11 apr. (Adnkronos Salute) – E’ caccia, anche in Italia, a volontari che soffrono di Parkinson, ma anche a persone sane che possano contribuire, aderendo al progetto ‘Fox Trial Finder’, allo sviluppo e all’accelerazione della ricerca scientifica su questa malattia. Basta un clic su www.foxtrialfinder.michaeljfox.org ideato dalla Michael J. Fox Foundation (Mjff), attivo da settembre anche in lingua italiana, e in particolare su ‘Trova Trial’. In forma anonima e volontaria si potrà scegliere se rispondere a un semplice questionario, donare un campione di sangue o tessuto, eseguire una batteria di test, o sperimentare un farmaco. Ad oggi sono 28 mila i volontari di ogni parte del mondo che partecipano, di cui 450 italiani. L’obiettivo è raggiungere i 30 mila volontari entro l’estate.
In Italia i malati di Parkinson e di parkinsonismi sono 200 mila, con un’incidenza molto alta: 350 malati su 100 mila abitanti, di cui 250 affetti da Parkinson. Di questi, 23 mila sono curati solo a Milano presso il Centro Parkinson del Cto, il più grande al mondo per questa patologia, che vede ogni anno circa 1.500 nuovi casi, in maggioranza uomini (58%) contro il 42% delle donne.
“La Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson – spiega il presidente Gianni Pezzoli, in occasione della Giornata mondiale del Parkinson che si celebra domani – si unisce all’obiettivo della Michael J. Fox Foundation e invita pazienti e familiari a entrare a far parte del ‘Fox Trial Finder’ con un ruolo attivo negli studi farmacologici, o comunque scientifici, che si effettuano sulla malattia. La Fondazione Grigioni (in collaborazione con il Centro Parkinson di Milano) resta il principale punto di riferimento al progetto della Mjff: raggiunge infatti oltre 100 mila famiglie interessate in Italia dalla malattia di Parkinson, qualificandosi primo in Europa”.
“Non è sufficiente avere i migliori ricercatori del mondo – osserva Maurizio Facheris, neurologo e direttore associato per i programmi di ricerca della Mjff – o disporre di eccellenti dati diagnostici e strumentazioni all’avanguardia. Se mancano le persone che offrono il loro tempo, campioni di sangue, saliva e tessuti o che sperimentano un farmaco su loro stessi, la ricerca clinica non potrebbe andare avanti: per raggiungere i propri obiettivi ha bisogno di persone, volontari sani e malati, che collaborino alla ricerca ad ogni livello, a studi di fase I – precisa – che valutano la tollerabilità e sicurezza dei farmaci prima di testarli su persone malate o sane, di fase II che verificano l’efficacia su una popolazione ristretta con la malattia di riferimento, e di fase III, simile alla fase II ma nel quale il campione di popolazione è più ampio”.
“L’intento della Mjff – aggiunge ancora Facheris – è triplice: capire la malattia, ossia come funziona e da che cosa si genera il Parkinson, aspetti questi che non sono ancora del tutto noti; trovare cure che possano modificare il corso della malattia, fermarne o ridurre la progressione, o ancora in grado di portare a una regressione, migliorare la qualità di vita in pazienti portatori della malattia”.
“Infatti se vi è una lievissima differenza (2-3 anni) nell’aspettativa di vita fra malati di Parkinson e non, ciò che cambia – sottolinea – è proprio la qualità della quotidianità. Nei primi 5 anni la malattia si controlla molto bene con la terapia, nei secondi 5 ci vuole più impegno da parte di un neurologo specializzato in Parkinson e parkinsonismi; dopo questo tempo subentrano complicanze di ordine motorio, cognitivo, psichiatrico, con una limitazione dell’autonomia, specie se la malattia perdura da oltre 15 anni, che rende la vita davvero difficile”.