Home Nazionale Rinnovabili, Anest: “Italia rischia esclusione da solare termodinamico”

Rinnovabili, Anest: “Italia rischia esclusione da solare termodinamico”

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Roma, 7 mag. – (Adnkronos) – Le difficoltà autorizzative e i problemi di accettabilità sociale dei nuovi progetti rischiano di far uscire le aziende italiane del solare termodinamico dal mercato internazionale. A lanciare l’allarme è l’Anest, Associazione nazionale energia solare termodinamica, secondo la quale lo sviluppo dei prossimi grandi progetti di solare termodinamico rischia di vedere escluse le aziende italiane. Situazione paradossale, visto che il nostro paese è proprio tra i ‘padri’ della tecnologia solare termodinamica, eppure non si riescono a realizzare impianti sul nostro territorio, indispensabili per mostrare il know-how e le competenze ai futuri investitori. Eppure gli impianti portano ricchezza e occupazione nei territori dove vengono costruiti. Secondo l’Anest, infatti, un progetto da 50 Mw occupa circa 2.000 persone nella fase costruttiva e 50 persone assunte nella fase di esercizio (almeno 25 anni), oltre l’indotto.
Nei prossimi anni, fa sapere l’Anest, sono previsti importanti investimenti, in particolare in Medio Oriente, nella Penisola Arabica e in gran parte del continente Africano, per lo sviluppo di impianti solari termodinamici. Ogni investitore prima di dedicare importanti risorse a un progetto vuole vedere esempi per poter misurare le competenze e scegliere il fornitore migliore. E qui nasce il problema: nonostante siamo tra i padri della tecnologia, sul nostro territorio non esistono di fatto esempi di impianti solari termodinamici collegati alla rete e in produzione.
Così, non è possibile mostrare nessun impianto funzionante (al di fuori di due o tre impianti dimostrativi), in grado di misurare la qualità delle realtà produttive italiane. Il rischio concreto, denuncia l’Anest, è che alle gare internazionali che saranno bandite nei prossimi anni partecipino solamente aziende di altri Paesi, dove impianti con tecnologie simili sono in funzione ormai da diversi anni, come ad esempio in Spagna con oltre 50 impianti per più di 2 Gw.