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Sabato la conferenza di Camillo Berti

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Sarà Camillo Berti, martedì 11 novembre, alle ore 17,30, all’Auditorium Ducci di via Cesalpino, a parlare della città e della piana di Arezzo nell’ambito del ciclo di conferenze “La formazione del paesaggio nei territori dell’Aretino: quadri storico-ambientali”. Dopo la conferenza introduttiva su fonti, metodi e acquisizioni della Geografia storica e quelle di Leonardo Rombai e di Luisa Rossi sul Valdarno Superiore e sul Casentino, l’organico ciclo di conferenze, coordinato dallo stesso Rombai, approda al capoluogo provinciale.

Le conferenze sono organizzate dalla Società storica aretina, in collaborazione con il Comune di Arezzo e con il patrocinio del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell’Università di Firenze e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Arezzo. Hanno inoltre dato la loro adesione: l’Accademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi, l’Associazione Storica dell’Alta Valle del Tevere di Sansepolcro, la Biblioteca Rilli-Vettori di Poppi, il Comune di Foiano della Chiana e il Foto Club “La Chimera” di Arezzo.

Argomento dell’incontro dell’11 novembre è la storia dell’articolazione urbana della città di Arezzo, in relazione con il contesto territoriale della “piana” e dei sistemi collinari circostanti, considerando come ambito di riferimento il limite amministrativo comunale. Il nucleo storico di Arezzo si adagia sulle pendici di una collina di modesta altezza, posta al margine orientale di una conca pressappoco circolare, lambita a nord dal corso dell’Arno – che provenendo dal Casentino “torce il muso” alla città, dirigendosi verso il Valdarno – e a est dal canale maestro della Chiana, mentre rilievi di varia altezza la cingono da ogni lato. La piana di Arezzo per la sua posizione e conformazione ha sempre rappresentato uno snodo importante per le comunicazioni nord-sud ed est-ovest, uno dei fattori che fin dal’antichità hanno favorito lo sviluppo della città, che tuttavia ha visto delinearsi i tratti fondamentali della struttura dell’abitato a partire dal medioevo, quando anche il territorio circostante (da sempre in stretta relazione con il centro urbano) iniziò ad essere organizzato nelle forme che ha mantenuto fino a gran parte del secolo scorso. Se il processo di modernizzazione del tessuto urbano ha avuto avvio nella seconda metà dell’Ottocento, con l’arrivo della linea ferroviaria per Firenze e per Roma, le trasformazioni che hanno interessato la campagna circostante sono più che altro riferibili alla seconda metà del Novecento, quando, con il boom demografico ed economico, la città si è espansa notevolmente nella pianura, mentre l’agricoltura, incentrata storicamente sul sistema mezzadrile, ha progressivamente perso importanza economica a vantaggio dell’industria e del terziario.

Camillo Berti (1975), aretino, si occupa di gestione e analisi di dati spaziali con strumenti informatici presso l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana e collabora con il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo dell’Università di Firenze, ricoprendo anche incarichi di docenza. Gli ambiti di ricerca riguardano prevalentemente la geografia storica e, in particolare, le dinamiche evolutive del paesaggio toscano (con particolare riguardo per il territorio aretino), la cartografia storica e le applicazioni dei sistemi informativi geografici (Gis) all’analisi e alla rappresentazione del territorio.

La conferenza successiva è in programma il 25 novembre, quando Anna Guarducci parlerà della Valdichiana aretina; quella conclusiva il 9 dicembre con Gian Franco Di Pietro che si occuperò della Valtiberina aretina e delle alte valli della Marecchia e del Foglia. Come di consueto, gli incontri sono ad ingresso libero, con dibattito finale aperto a tutti.