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Saldi, in provincia di Arezzo un affare da 40 milioni di euro

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Saldi, in provincia di Arezzo un affare da 40 milioni di euro

350 euro. È questo il budget medio che secondo la Confcommercio ogni famiglia aretina destinerà ai saldi, attivando un volume di affari di oltre 38 milioni di euro in tutta la provincia.

Circa mille – tra abbigliamento, calzature, accessori, articoli sportivi, intimo ed altro ancora – i negozi interessati dal fenomeno, anche se in misura variabile. Da domani, 4 gennaio, per sessanta giorni applicheranno ad ogni capo in vendita a saldo il doppio cartellino con l’indicazione del prezzo normale e di quello ribassato. Molto consistenti gli sconti, che partiranno subito con una media del 40% in meno. E almeno il 75% delle famiglie in provincia dovrebbe approfittare dell’occasione, secondo le stime della Confcommercio.

“Sono ormai tre anni che il budget medio stanziato dalle famiglie aretine per i saldi si sta riducendo, e non certo perché acquistano di più nella stagione normale”, commenta il direttore della Confcommercio Franco Marinoni. “Nel 2012 era di circa 403 euro, nel 2013 è sceso a 384 euro, quest’anno si è ridotto ancora. Un calo del 13% circa in tre anni che testimonia le difficoltà delle imprese della moda. Anche perché se fino ad ora i saldi estivi ed invernali nel complesso incidevano di circa il 30% sul loro fatturato annuo (18% solo quelli invernali), oggi questa percentuale è aumentata. Molte persone aspettano di proposito il fine stagione per rinnovare il guardaroba”.

“Al di là della crisi, di quella effettiva e reale di chi ha perduto il lavoro o non riesce a trovarlo, il mercato vive una situazione drogata: anche i consumatori con un qualche potere di spesa si aspettano ormai sconti tutto l’anno, ma rischiano di perdere l’effettiva dimensione del valore di un acquisto. Nei negozi tradizionali è più facile conservare un rapporto vero tra la qualità e il prezzo, ma altrove, in canali di vendita più ampi, si fa più fatica a capirlo. Il pericolo di “assuefazione” al taglio del prezzo è dietro l’angolo”.

Secondo la Confcommercio aretina, "nella moda si riflette in modo esemplare la difficoltà che i consumi interni stanno attraversando in tutti i settori. Il reddito disponibile reale delle famiglie è tornato ai livelli di 27 anni fa, è cresciuta in maniera esponenziale la pressione fiscale e si respira un clima di sfiducia che certo non rende le persone propositive, tantomeno negli acquisti”.

“C’è bisogno di una seria inversione di tendenza, che le famiglie potranno imprimere ai loro acquisti soltanto in presenza di segnali positivi da parte del Governo. Senza diminuire la pressione fiscale restituendo soldi ai consumatori si taglia le gambe al futuro dell’economia e del Paese”.

Una cosa indubbia è che i saldi, nonostante tutto, non perdono il loro fascino. “Almeno il 75% delle famiglie della provincia di Arezzo farà acquisti in questo periodo – commenta Marinoni – sono diventati un rito collettivo a cui tutti vogliono partecipare, ognuno secondo le proprie possibilità. Per i negozi restano uno strumento utile a ritrovare liquidità e sgomberare il magazzino, ma non è certo sui soli saldi che possono puntare per far quadrare i bilanci di un anno”.