Home Nazionale Salute: alluce valgo per 1 su 5 ma tacchi ‘assolti’, conta predisposizione

Salute: alluce valgo per 1 su 5 ma tacchi ‘assolti’, conta predisposizione

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Milano, 5 set. (AdnKronos Salute) – Alluce rigido, a martello oppure a griffe. Ma soprattutto alluce valgo e conseguente osso ‘a cipolla’, un problema che affligge fino a una persona su 5. “Ne soffre il 15-20% della popolazione, prevalentemente donne”, colpite da disturbi alle dita dei piedi “da 7 a 8 volte” più degli uomini. Ad accendere il faro della medicina sulle estremità inferiori del corpo sono gli esperti riuniti in questi giorni all’università degli Studi di Milano per il congresso della Società italiana della caviglia e del piede. E poiché da Cenerentola in poi la scelta della scarpa giusta è un ‘cruccio’ tutto al femminile, per le donne gli specialisti della Sicp hanno in serbo una buona notizia: lo ‘stiletto’ in sé e per sé non ha colpe. Se l’alluce diventa tallone d’Achille, più del tacco alto pesa la predisposizione.
“L’alluce valgo è una condizione indipendente dalla calzatura – spiega all’Adnkronos Salute Sandro Giannini, presidente della Sicp – L’incidenza è più diffusa nelle situazioni di piede piatto, ma contano anche la lunghezza delle dita e la conformazione del piede in generale. E’ certamente vero che se la scarpa va a forzare un alluce già non perfetto”, ‘battendo’ dove il dito duole, “può esercitare un’influenza negativa e aggravare l’infiammazione e il dolore”. Ma questo accade “in un piede già predisposto”, precisa l’esperto.
“Nell’85% dei casi l’alluce valgo è riconducibile a una particolare conformazione del piede, soprattutto a un piede piatto – stima Umberto Alfieri Montrasio, coordinatore del Cts piede e caviglia dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, e presidente del meeting milanese – Mentre nel restante 15% si tratta di una condizione secondaria ad altre malattie”.
‘Le grandi deformità della caviglia e del piede’ è il tema del congresso Sicp a Milano. “Il titolo è ambizioso – osserva Giannini – e si riferisce ad alterazioni complesse associate a malattie reumatiche o neuromuscolari, a patologie metaboliche come il diabete o agli esiti di un trauma. Senza tralasciare però tutti quei disturbi, come appunto l’alluce valgo, relativi a deformità cosiddette minori e che tuttavia per il paziente possono rappresentare una condizione invalidante”. Perché quando il piede sta male e la camminata ‘vacilla’, avvertono gli esperti, ne risente anche molto altro: il benessere muscolare, articolare e venoso.
Come intervenire? Nei casi meno gravi il bisturi può attendere e “anche un plantare può aiutare”, prosegue Montrasio. Ma “ogni anno nel nostro Paese le operazioni eseguite per correggere deformità di piede e caviglia sono nell’ordine delle migliaia”. Nell’era della chirurgia ‘soft’, riassume Giannini, “il concetto attuale in evoluzione è cercare di correggere tutte queste deformità nel modo meno invasivo possibile, a parità di efficacia dei risultati. L’obiettivo è ridurre il rischio di complicanze, la durata del ricovero e della convalescenza, e di conseguenza tagliare i costi”.
Nel settore “l’Italia è all’avanguardia – garantisce Montrasio – e gli interventi più frequenti sono quelli sull’alluce valgo. Alle metodiche tradizionali, che prevedono un’incisione vera e propria, si sono affiancate negli anni tecniche mininvasive in cui si accede al distretto da operare attraverso taglietti, fino alla metodica percutanea in cui gli strumenti del chirurgo passano da piccoli buchi. Una procedura, quest’ultima, usata anche nel nostro Paese ma meno diffusa delle prime due”. La linea dei chirurghi di casa nostra è che “ci sono risultati più prevedibili con le metodiche più classiche, rispetto all’intervento percutaneo. Ma tutto dipende dal tipo e dalla gravità della deformità”, nell’ottica di un approccio sempre più su misura, personalizzato in base alle esigenze del paziente.