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Salute: chiuso in casa a 16 anni incollato alla play, la storia di M.

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Roma, 23 ott. (AdnKronos Salute) – Chiuso in casa a 16 anni, incollato alla play tutto il pomeriggio, tanto da rischiare di perdere un anno a scuola, oltre alla vista. A raccontare la storia di M., un adolescente milanese vittima della sindrome di Hikikomori, condizione ‘classificata’ per la prima volta in Giappone e che costringe il 3% degli adolescenti all’eremitaggio in casa, sono Donatella Marazziti, professore di psichiatria all’Università di Pisa, e Mario Campanella, ideatori di un’indagine epidemiologica sulle dipendenze non chimiche, condotta sugli aspiranti studenti di medicina di Pisa, Napoli e Brescia.
Per l’Hikikomori Marazziti e Campanella parlano di “un aumento esponenziale dei ragazzi che si isolano per dedicarsi completamente al virtuale”. Mentre sulla cyberdipendenza “avremo presto i dati rilevati su una popolazione di giovani adulti. Quello che possiamo dire – aggiungono gli ideatori del progetto sulle dipendenze non chimiche – è che certamente tra sei anni la percentuale di dipendenza da internet raddoppierà”.
Emblematico dell’Hikikomori è, appunto, il caso di M. “Trascorreva tutto il giorno alla play – afferma Marazziti – rientrando a scuola alle 14. Mangiava giusto un quarto d’ora, poi fino a mezzanotte-l’una non si fermava mai. Questo ragazzino per un anno non è uscito da casa – continua – e miracolosamente è riuscito a strappare la sufficienza al liceo. Aveva sviluppato una miopia secondaria e una fotosensibilità. La famiglia ha dovuto letteralmente buttargli la play – continua Marazziti – Dopo una reazione violenta, M. ha avuto bisogno di una vera e propria disintossicazione con una psicoterapia breve e l’uso di farmaci per un anno”. Oggi sta bene, fa sport e ha ricominciato a uscire con gli amici.