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Salute: Tar ordina, scuola cancelli voti bassi studente dislessico

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Milano, 4 apr. (Adnkronos Salute) – Un istituto scolastico del Lodigiano ha ricevuto dal Tar della Lombardia-sezione Milano l’ordine di annullare, in corso d’anno, i voti bassi di compiti in classe e interrogazioni conseguiti da uno studente di 14 anni con disturbi dell’apprendimento (Dsa, cioè dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia). Il motivo? La scuola non ha messo a disposizione del ragazzo i supporti previsti dalla legge 170 del 2010 per permettere a chi soffre di questi disturbi di superare le proprie difficoltà e raggiungere gli stessi obiettivi dei compagni. Ed è stata costretta a intervenire sulla pagella del primo quadrimestre, in cui lo studente aveva 3 insufficienze, a fronte di tutte le altre valutazioni positive.
L’ordinanza del Tar è datata 12 marzo ed è “destinata a far giurisprudenza”, spiega Debora Russo, presidente dell’Associazione dislessia discalculia Lodi. “Per la prima volta, infatti, un istituto scolastico è stato ‘condannato’ in corso d’anno ad annullare le verifiche sostenute con esito negativo da un ragazzo con Dsa, in quanto effettuate senza rispettare la normativa vigente in materia”. La novità sta nel fatto che il giudice ha disposto un’azione immediata sulla prima pagella. Mentre “fino ad ora – sottolinea Russo – le famiglie, di fronte alla mancata applicazione delle norme, erano impotenti e dovevano attendere la fine dell’anno scolastico per impugnare l’eventuale bocciatura definitiva dei figli”.
Questo non succederà al giovane studente del Lodigiano. I genitori, racconta Russo, “avevano depositato molto tempo prima dell’inizio dell’anno scolastico tutta la documentazione con cui attestavano le difficoltà del ragazzo. La scuola avrebbe dovuto attivarsi subito applicando la legge. Ma in particolare alcuni professori hanno continuato a ignorare le richieste. Lo studente è così incappato in una serie di insuccessi scolastici con pesanti ripercussioni sulla propria autostima e motivazione all’apprendimento”.
La famiglia si è vista costretta a rivolgersi al Tar per chiedere tutela immediata, con il supporto degli specialisti, degli avvocati coordinati dal legale Caterina Bersani e dell’associazione lodigiana. E il giudice l’ha concessa, obbligando la scuola ad approvare nel giro di 15 giorni il Piano didattico personalizzato previsto dalla legge e ad attuarlo anche retroattivamente.
Per gli studenti con Dsa – disturbi che affliggono il 5% della popolazione scolastica di ogni ordine e grado – secondo il provvedimento e le successive linee guida, gli istituti scolastici devono adottare metodologie didattiche personalizzate. “Questi ragazzi – spiega ancora Russo – sono, nella maggioranza dei casi, dotati di un’intelligenza superiore alla media. Le loro difficoltà si manifestano con un deficit della capacità di lettura, di scrittura, di calcolo. Il più noto fra questi è la dislessia che compromette la velocità e la correttezza di lettura, con ripercussioni frequenti anche sulla comprensione del testo letto”.
La decisione del Tar lombardo, conclude l’esperta, “è un chiaro monito per tutte scuole e professori che continuano a ignorare i bisogni degli studenti con Dsa e le moderne strategie didattiche imposte dalla legge e di fatto rappresenta, per tutte le famiglie che si trovano ad affrontare il problema, un precedente che può aiutare nel rapporto con le scuole affinché ai loro figli siano garantiti diritti e dignità nel difficile percorso scolastico”.
L’associazione Addl sta conducendo una vera e propria battaglia per ottenere che i ragazzi con Dsa trovino nelle scuole percorsi su misura che li mettano in condizione di completare gli studi serenamente. In particolare, spiega Russo, “vogliamo che si comprenda che la prova Invalsi non è adatta a questi studenti, andrebbe abolita. Si trasforma in un’umiliazione e va in contraddizione con la ratio della legge 170. Questo test prevede una serie di situazioni che un ragazzo con Dsa fatica a gestire. Vengono somministrate informazioni in testi molto lunghi, con una molteplicità di argomenti e tempi limitati. Lo stesso discorso vale anche per gli esami di Stato, che possono diventare davvero frustranti”.
Bastano piccole accortezze per rendere più facile la vita di questi studenti, assicura l’esperta. “Esistono strumenti compensativi, come per esempio i formulari per affrontare le prove di matematica, o la registrazione delle lezioni per permettere di risentirle più volte, le mappe concettuali per guidare nello studio di un testo o nelle verifiche. Capita però che l’insegnante non rispetti queste esigenze, considerando tutto questo come un carico di lavoro, non come un valore aggiunto utile in fin dei conti per tutta la classe”.
L’altro nodo riguarda la legge 170: “Un provvedimento all’avanguardia, ma migliorabile – riflette Russo – A 4 anni dall’entrata in vigore persistono difficoltà nel far rispettare le norme. Il problema è che non sono previste sanzioni. Su questo fronte vogliamo muoverci come associazione per ottenere un’interpellanza parlamentare. Vorremmo si mettesse una toppa ai buchi normativi. I distrubi dell’apprendimento non sono una disabilità, ma provocano delle difficoltà nella vita ordinaria delle famiglie. I ragazzi devono essere seguiti e ci sono casi di abbandono scolastico o di studenti costretti a cambiare scuola. Non vogliamo che succeda più”.