Home Nazionale Sanita’: dai tagli al caso Stamina, le sfide e i nodi aperti del Ssn

Sanita’: dai tagli al caso Stamina, le sfide e i nodi aperti del Ssn

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Roma, 4 apr. (Adnkronos Salute) – Tagli da scongiurare, risorse da recuperare, accordi da siglare. E ancora: Lea da revisionare, rete ospedaliera da riorganizzare e patate bollenti – come Stamina – da affrontare. Queste le sfide e le riforme in agenda, in materia di sanità, che il Governo – ministro della Salute Beatrice Lorenzin in testa – sarà chiamato a realizzare per dare un nuovo assetto e stabilità al Servizio sanitario nazionale, che in questi ultimi anni ha dovuto fare i conti con manovre e tagli che – a detta degli operatori del settore, in primis i medici – ne stanno minando le fondamenta. Mettendo così a rischio i principi fondamentali del Ssn: l’universalità, l’uguaglianza e l’equità.
In pole position, tra i temi caldi della sanità – alcuni dei quali saranno affrontati nel corso degli ‘Stati generali della salute’, in programma martedì 8 e mercoledì 9 aprile a Roma – c’è la partita aperta sulla spending review che vede la Lorenzin decisa, in accordo con le Regioni, a recuperare risorse – quantificate in “10 miliardi” – da reinvestire nel sistema salute, e quindi in infrastrutture, ricerca e personale. Soldi, insomma, che il ministro e gli addetti ai lavori del settore vorrebbero che rimanessero all’interno del Ssn, per favorire il riassetto e processo di ammodernamento dell’intero sistema.
Ma la sfida con il commissario alla spending review Carlo Cottarelli e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è aperta. Circolano infatti indiscrezioni secondo cui all’interno del Documento di economia e finanza – che il presidente del Consiglio Matteo Renzi presenterà martedì prossimo – ci sarebbero sforbiciate anche alle spese della sanità, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti ospedalieri. Le misure immediate per fare cassa sembrerebbero riguardare soprattutto i beni e servizi. A partire dalla riduzione delle stazioni appaltanti fino alla revisione delle convenzioni degli ospedali, dai servizi di ristorazione e sicurezza a quelli di lavanderia.
Intanto, procedono i lavori per arrivare alla sigla del nuovo Patto della salute, una sorta di piano regolatore della sanità che coinvolge governo e Regioni che, dopo molti mesi di ‘guerra fredda’, hanno deciso – grazie proprio all’impegno della Lorenzin – di riunirsi intorno a un tavolo per cercare di stipulare finalmente questo accordo. Anzi, i tavoli aperti sono ben dieci, visto che la scorsa estate è stato deciso di aprirne uno per ogni tematica, tra cui Lea, edilizia sanitaria, Piani di rientro, rete ospedaliera, cure primarie, ticket.
Tra i capitoli presenti all’interno del Patto, uno dei più attesi è senz’altro la riforma dell’assistenza territoriale: ambulatori aperti h24 che nelle intenzioni dovrebbero fungere da freno al ricovero in ospedale. Una riforma, questa, che ne chiama un’altra: la ristrutturazione della rete ospedaliera, con la riconversione dei piccoli ospedali in poliambulatori specializzati o comunque in strutture più adeguate alle esigenze del territorio.
Poi, sempre all’interno del Patto, si dovranno rivedere tra l’altro le regole sui piani di rientro, l’integrazione sociosanitaria e i rapporti Ssn-Università. Un’altra riforma che da anni è ferma ai box è la revisione dei livelli essenziali di assistenza, che risalgono al 2001. Un’eternità, considerato che in questi anni molto è cambiato. Alcuni esami diagnostici, ad esempio, sono ormai obsoleti e andrebbero cancellati a vantaggio di altri più innovativi e tecnologicamente all’avanguardia, che si potrebbero inserire.
Intanto domani scatta la Schengen sanitaria: entra infatti in vigore il decreto sulle cure all’estero per i cittadini dell’Unione europea. Un cambiamento epocale e una sfida da cogliere, secondo il ministro Lorenzin. Da domani, in pratica, un italiano avrà la possibilità di sottoporsi a un intervento a Parigi, Londra e Stoccolma a carico del Ssn o viceversa un olandese di venire da noi. Una rivoluzione che riguarda 600 milioni di cittadini, 2 milioni di medici e 20 milioni di infermieri.
Il ministero della Salute ha istituito un gruppo operativo per affrontare il passaggio nella sanità europea. Bisogna infatti omologare i prezzi, coinvolgere le Regioni in questa operazione, studiare nuove procedure amministrative e il sistema per far riconoscere a Londra, Bucarest e Oslo la stessa prescrizione medica. Ma anche pensare ad accogliere pazienti che arrivano dall’estero. C’è da dire che, al momento, sulle nuove possibilità di curarsi all’estero offerte dalla direttiva, per la maggior parte degli italiani è ancora buio pesto.
La normativa prevede alcuni paletti. Ad esempio, i pazienti italiani potranno accedere all’estero solo alle cure che rientrano nei nostri livelli di assistenza e in ogni caso dovranno anticipare le spese, ricevendo un rimborso (in linea con i tariffari regionali). A fare chiarezza dovrebbe comunque essere il Punto di contatto nazionale. All’interno del portale, accessibile dal sito del ministero della Salute, si troveranno le istruzioni per l’uso destinate sia ai pazienti italiani diretti all’estero sia ai cittadini europei che vogliono farsi curare in Italia.
C’è poi la patata bollente del caso Stamina, il controverso metodo messo a punto da Davide Vannoni, basato sull’utilizzo a fini terapeutici di cellule staminali prelevate dal midollo osseo. Un caso che continua a consumarsi tra piazze, tribunali e commissione di inchiesta. L’ultimo passaggio della vicenda è di due giorni fa: i medici degli Spedali Civili di Brescia hanno infatti deciso di interrompere “fino a data da definirsi” la somministrazione del trattamento.
L’annuncio è stato dato dal commissario straordinario dell’azienda ospedaliera, Ezio Belleri, che in audizione in Senato ha spiegato che la decisione dei clinici è motivata dalla volontà di attendere il parere del nuovo comitato scientifico nominato dal ministero della Salute e che dovrà pronunciarsi in merito al protocollo. Si attende comunque il parere che arriverà dal nuovo gruppo di esperti, per stabilire se il metodo è valido dal punto di vista scientifico.