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Sapelli, bene Germania su aumento salario minimo orario

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Roma, 3 apr. (Labitalia) – “La Germania che aumenta il salario minimo orario a 8,50 euro è una notizia molto positiva. La misura potrebbe essere applicata anche in Italia, indipendentemente dagli sgravi fiscali a cui sono legati gli 80 euro promessi in busta paga dal governo”. Così Giulio Sapelli economista (è docente di Storia economica all’Università degli Studi di Milano), parla con Labitalia della misura approvata dal governo tedesco che interesserà la quasi totalità delle categorie dei lavoratori tedeschi.
“Pur essendo da sempre favorevole alla contrattazione -aggiunge Sapelli- in questo caso sarei molto favorevole all’adozione ‘unilaterale’ da parte del governo di un aumento del salario minimo orario. Questo sostanzialmente per due motivi: il primo è che abbiamo una deflazione terribile per abbassamento dei consumi e dunque bene produrre un innalzamento reale del reddito. Il secondo è che in Italia abbiamo una struttura produttiva molto frammentata e di piccole aziende, dove la contrattazione non arriva e dove spesso i salari molto bassi”.
C’è poi da riflettere, osserva Sapelli, su un macrodato. “Se in Germania, paese con un sindacato forte, anzi forse con il sindacato più forte del mondo, lo Stato alza i minimi salariali e se lo stesso fa, con la campagna ‘Raise The Wage’, Obama negli Usa, (paese tra i più liberal e che non ha tradizione di interventi statali sul lavoro), questo significa che siamo alla frutta”. Una ‘frutta’ che comporta, spiega Sapelli “interventi immediati, anche a costo della sconfessione che la Germania fa della sua stessa politica europea” .
“Qualche giorno fa il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, coperto da un linguaggio molto tecnico per addetti ai lavori, ha lanciato un allarme preciso: il nostro vero pericolo è la deflazione. E ora il governo tedesco vara misure per combatterla e far crescere la domanda interna. Insomma, da parte della Germania, una sorta di autocritica, che credo -conclude Sapelli- avrà anche ripercussioni sulle politiche degli altri paesi Ue”.