Home Nazionale Sindacati manifatturiero, bene Jobs Act, ma Renzi si confronti

Sindacati manifatturiero, bene Jobs Act, ma Renzi si confronti

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Roma, 9 gen. (Labitalia) – Bene il piano industriale per il rilancio di sette settori economici, tra cui il manifatturiero e il made in Italy, contenuto nel Jobs Act di Matteo Renzi. Ma non senza il confronto con le parti sociali. E' il commento che arriva dai sindacati di categoria dei lavoratori del manifatturiero ai primi contenuti del piano del segretario del Pd per la ripresa economica del Paese. "Credo che questa -spiega a Labitalia Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil- sia la direzione giusta. Si punta infatti a diminuire i costi energetici per le imprese, che sono troppo alti. Il nostro Paese in queste condizioni fa un vero miracolo a competere con gli altri a livello internazionale. Quindi, va bene continuare a puntare sull'efficienza energetica e tagliare allo stesso tempo la bolletta". Per Miceli, "il manifatturiero è una delle 'dorsali' del Paese". "E' il settore -sottolinea- che ci ha permesso di resistere nella competizione economica a livello internazionale. E quindi avere attenzione per il settore più importante per il Paese è fondamentale. Però -conclude il dirigente sindacale- è necessario che Renzi ascolti le parti sociali perchè su questi temi possiamo dare il nostro concreto contributo". E anche per Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec Uil, "sicuramente il tema dell'industria è centrale per il nostro Paese". "L'Italia è un Paese manifatturiero e se vuole tornare allo sviluppo -avverte- deve puntare su questo. E' necessario puntare sul made in Italy, e non è possibile che sia terreno di conquista". "Sulla bolletta elettrica -continua Pirani- noi abbiamo più volte detto che va cambiata, deve diventare una 'bolletta dello sviluppo' e su questo dovremmo avere a breve un incontro con il governo". Secondo il dirigente sindacale, serve anche "una riduzione shock delle tasse sul lavoro dell'importo di qualche miliardo, e poi è necessaria la partecipazione attiva delle parti sociali". Secondo Sergio Gigli, segretario generale della Femca Cisl, il commento al piano industriale contenuto nel 'Jobs Act' "è comunque positivo, perchè in questo Paese per lungo tempo non si è parlato per niente dei problemi del lavoro e dei lavoratori". "E quindi il fatto stesso che si discuta di lavoro -afferma- è positivo. Quello che poso dire è che certamente i posti di lavoro non si fanno per decreto ma con una seria politica industriale". Quindi, per Gigli, "il sindacato deve essere capace di dare il proprio contributo nella selettività della politica industriale". "Si deve infatti capire -osserva- quali sono i settori quali i settori sui quali investire, quali quelli 'maturi', ma anche quelli da 'modificare'. Renzi però dovrebbe avvalersi di chi parla con cognizione di politica industriale. E potrebbe approfondire questi temi con le categorie del sindacato, che sul proprio settore industriale di riferimento parlano appunto con cognizione". "Di certo, oggi -conclude Gigli- non tutta l'industria si può difendere, e anche il sindacato deve capire che si devono operare delle scelte. Siamo destinati a perdere un certo tipo di industria e quindi dobbiamo convogliare tutte le risorse sulle imprese che fanno innovazione e ricerca. Si deve tornare a parlare di politica industriale anche al ministero dello Sviluppo economico che in questo periodo si sta occupando solo di crisi industriali".