Home Attualità Sindacati, non indebolire Isfol o nessuno valuterà effetti Jobs Act

Sindacati, non indebolire Isfol o nessuno valuterà effetti Jobs Act

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Roma, 27 nov. (Labitalia) – “Il Jobs Act punta sulla creazione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione in cui, ad oggi, dovrebbe confluire l’Isfol. Senza entrare nel merito delle molteplici difficoltà di attuazione di questo progetto (soprattutto di carattere costituzionale), il travaso dell’Isfol nella fantomatica Agenzia comporta la fine delle analisi, della valutazione, del monitoraggio realizzate con carattere di oggettività e terzietà”. I sindacati Flc Cgil, Fir Cisl, Uil Rua e Anpri, denunciano la possibilità che venga a mancare la funzione di valutazione degli effetti del Jobs Act, propria dell’Isfol.
Il Jobs Act “‘riforma perfetta’ -dicono i sindacati- si traduce anche nel preciso e sistematico indebolimento dell’Isfol, unico ente autonomo e pubblico che, con carattere di terzietà, da decenni monitora e studia gli andamenti del mercato del lavoro”. “Come al solito, la soluzione al problema è l’impoverimento del sistema della ricerca pubblica. Tutto questo nonostante le solite e fatue dichiarazioni di mai precisati investimenti nella ricerca pubblica quale volano del paese”, aggiungono le sigle sindacali.
“Tutto questo viene fatto soprattutto sulla pelle e sulle prospettive di vita dei 250 dipendenti a tempo determinato che lavorano all’Isfol da oltre un decennio, i cui contratti sono in scadenza al 31 dicembre 2014 e per i quali il futuro appare quanto mai incerto. Per loro solo un ‘contratto a tutele decrescenti'”, osservano i rappresentanti sindacali.
“Se l’Isfol scompare -chiedono i sindacati- chi sarà in grado di monitorare l’andamento del programma Garanzia Giovani? Chi ci dirà se il contratto a tutele crescenti funziona? E chi potrà dirci se le misure introdotte dal Jobs Act in termini di conciliazione avranno un loro effetto positivo sull’occupazione femminile? Probabilmente solo il governo”.
“L’Isfol è un ente in house del ministero del Lavoro e da sempre ha un ruolo di primo piano nell’attuazione della programmazione del Fondo sociale europeo e nella sua traduzione in politiche e strumenti a favore della formazione, dell’occupazione e dell’inclusione sociale. I 250 precari lavorano proprio su queste attività in modo costante; depotenziare l’Isfol, mandando a casa quasi la metà del personale, vuol dire mettere a rischio le attività previste nella programmazione 2014-2020 e perdere fondi e finanziamenti provenienti dall’Europa”, aggiungono i sindacati.
“Inoltre, lasciare a casa i precari per istituire un’Agenzia per l’occupazione rappresenta una contraddizione: lo Stato si troverà, infatti, a pagare il sussidio per i disoccupati da lui stesso creati”, concludono i sindacati