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Siscos, 6.000 cooperanti nel mondo in 2013, più donne

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Roma, 7 ago. (Labitalia) – Donna, giovane (e comunque di età inferiore ai 40 anni), italiana, opera in una piccola Ong o in una piccola associazione, per lo più in Africa. E’ questa la fotografia del cooperante ‘tipico’. A scattarla nel 2013 è stata Siscos (Servizi per la cooperazione internazionale), un ente senza finalità di lucro che fornisce servizi informativi, assistenziali e assicurativi al mondo della cooperazione.
Nel 2013 Siscos ha assicurato 5.816 persone (2.904 uomini, pari al 49,93%, e 2.912 donne pari al 50,07%) che si sono recate in 130 paesi esteri per periodi variabili, da 15 giorni a 12 mesi. A questi bisogna anche aggiungere circa 200 volontari in convenzione con il ministero degli Affari esteri. In tutto oltre 6.000 persone.
Siscos ha anche assicurato circa 1.100 persone tra familiari a carico, operatori stranieri venuti in Italia e personale operante in Italia. Le associazioni che hanno utilizzato il servizio assicurativo per i propri operatori privati sono 306. Di queste 121 sono Ong, 126 associazioni o Onlus, 39 centri missionari o religiosi, 4 enti di istruzione o Università, 3 ospedali, 13 altro.
La maggior parte delle associazioni (il 45%, quasi una su due) che si sono rivolte a Siscos ha da 1 a 5 operatori (139 su 306). Il 18% delle organizzazioni impiega da 6 a 10 operatori; e ancora un altro 18% da 11 a 25. Sono di meno invece le associazioni che contano su un numero più grande di operatori impiegati: quelle che ne hanno da 26 a 50 sono il 9% del totale, da 51 a 100 il 6%, dal 101 a 200 il 3% e solo l’1% impiega più di 200 operatori.
Riguardo all’età, il 46% degli operatori è compreso nella fascia di età tra i 26 e i 40 anni, mentre 629 operatori hanno più di 60 anni. La maggior parte degli operatori (l’88%) proviene dall’Italia, mentre i 688 operatori esteri provengono da 101 Paesi. In testa per provenienza Kenya, Francia e Spagna.
Riguardo alla destinazione, più di un operatore su due (il 58,43%) va a svolgere il proprio periodo di lavoro in Africa. Il 10,57% va invece in America del Sud, l’8,70% in Medio Oriente, l’8,13% in Europa, il 7,93% in Asia, il 5,5% verso l’America Centrale.