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Sistema Ebus donato dal Calcit a Pneumologia: è il primo istallato in Toscana

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Sistema Ebus donato dal Calcit a Pneumologia: è il primo istallato in Toscana

Consente riducendo al minimo la sofferenza del paziente, di compiere diagnosi approfondite sui linfonodi a livello di polmoni e bronchi. Desideri: “senza le sigarette, il tumore al polmone sarebbe una malattia rara” 

AREZZO – Più di 250 mila euro in strumentazioni e servizi donati al Calcit negli ultimi mesi. Continua con grande forza la gara di solidarietà degli aretini verso la Asl, attraverso questa sua creatura in grado di rispondere alle sollecitazioni di ammodernamenti e miglioramento delle strutture sanitarie, attraverso un percorsi trasparente e rapido. “E’ importante poter garantire ai professionisti della sanità aretina quegli strumenti che per via ordinaria, o per la crisi economica, o per le lentezze burocratiche, rischierebbero di arrivare tardi” lo afferma Giancarlo Sassoli, presidente del Calcit in occasione della presentazione di Ebus, ultima “creatura” donata alla Pneumologia. “E’ il primo ed unico strumento del genere presente in Toscana – ha sottolineato Sassoli – e abbiamo aderito alla richiesta del primario Raffaele Scala consapevoli di poter così migliorare i tempi di risposta diagnostica per certe patologie e soprattutto diminuire il dolore di chi si deve sottoporre a questi accertamenti”.  l’intero sistema è costato oltre centomila euro.

COSA E’ IL PROGETTO EBUS
“La corretta caratterizzazione dei linfonodi ilo-mediastinici in presenza di un sospetto o accertato tumore maligno polmonare – ha spiegato Raffaele Scala direttore della U.O di Pneumologia – riveste un ruolo fondamentale per la diagnosi e la stadiazione del tumore stesso, permettendo di impostare una adeguata strategia terapeutica e, possibilmente, di migliorare la prognosi del paziente. Le indagini Tac e Pet, pur costituendo uno step importante e imprescindibile nell’iter-diagnostico e stadiativo, hanno tassi di sensibilità e specificità non sempre soddisfacenti per definire con esattezza il coinvolgimento metastatico di una o piu’ stazione linfonodale. Il rischio di una stadiazione errata stima con le tecniche di imaging, puo’ privare il paziente di ricevere un trattamento radicale o puo’ condurre ad inutile approccio aggressivo. Per ovviare a questo rischio – ha detto ancora Scala – la stadiazione del mediastino richiede in una percentuale variabile dal 10 al 20% dei casi il ricorso a metodiche chirurgiche, che comportano una chiara ricaduta negativa in termini di cruenza per il paziente.  La fibrobroncoscopia consente di ottenere campioni da molte stazioni linfonodali ilari e mediastiniche contigui all’asse tracheo-bronchiale esplorabile con lo strumento. Ma la disponibilità di una sonda ecografica montata sulla punta del fibrobroncoscopio (EBUS) permette di visualizzare in tempo reale le strutture linfonodali e effettuare campionature mirate del tessuto con un significativo miglioramento della resa diagnostica (migliorando l’accuratezza dei prelievi bioptici trans-bronchiali delle lesione periferiche polmonari non visibili all’esame endoscopico diretto)”.

PER IL PAZIENTE COME SI SVOLGE L’ESAME?
L’esame EBUS si effettua come una normale fibrobroncoscopia in sala endoscopica con una sedazione adeguata e monitoraggio dei parametri vitali in regime ambulatoriale. L’endoscopista dopo avere introdotto lo strumento attraverso la bocca nell’albero bronchiale guarda le immagini sul monitor dell’ecografo trasmesse dalla sonda presente sulla parte finale dell’EBUS. Con l’aiuto dell’infermiera esperta dell’endoscopia toracica, l’endoscopista introduce un ago speciale che sotto la guida ecografica viene fatto penetrare attraverso la parete bronchiale fino all’interno dei linfonodi sospetti per patologia. Il materiale aspirato viene inviato in anatomia patologica per la lettura. Dopo l’esame il paziente viene mantenuto nella stanza di risveglio attigua alla sala endoscopica per lo smaltimento della sedazione.

Le complicanze sono le stesse della fibrobroncoscopia con prelievo alla cieca; le complicanze gravi sono rarissime.

SENZA TABACCO IL TUMORE AL POLMONE “MALATTIA RARA”
“Se non avessero inventato il fumo da tabacco, il tumore al polmone rientrerebbe nelle malattie rare” – questo il messaggio choc che il direttore generale della Asl8 Enrico Desideri ha voluto lanciare alla presentazione del sistema Ebus-  “e mentre ringrazio il Calcite e ribadisco il nostro impegno nel dare la massima assistenza a tutti, mi piace anche sottolineare quanto si potrebbe vivere meglio con una corretta prevenzione, per la quale noi Asl assieme al Calcit e a tutti coloro che ci staranno, intendiamo lanciare a breve una imponente campagna educativa a tappeto per la diffusione dei corretti stili di vita. Il 90% dei tumori al polmone arriva dal fumo di sigaretta. Ma ci sono altre patologie correlate e fra queste le  malattie cardiovascolari provocate principalmente dal fumo di sigaretta, e che rappresentano la prima causa di morte anche nella nostra provincia”.

LE ALTRE DONAZIONI CALCIT 2014
Oltre al sistema Ebus, nei primi mesi del 2014 il calcit ha consegnato all’ospedale san Donato un sistema Medspira e Mim alla radioterapia ( 66.000 euro), due tavoli operatori e un  sistema videoconferenze per la formazione a distanza al Blocco operatorio (62.000 euro), otto poltrone sanitarie ergonomiche con poggiatesta e poggiapiedi alla Ortopedia (5.000), finanziato un sistema di service  per la isteroscopia (15.000 euro). “L’economia è in profonda crisi – ha concluso Sassoli – ma la generosità degli aretini non ne ha risentito. Quando si utilizzano i denari di tutti per scopi buoni e chiari, i soldi si trovano”