Home Nazionale Teatro: a Milano ‘Francesca da Rimini’, simbolo lotta contro violenza sulle donne

Teatro: a Milano ‘Francesca da Rimini’, simbolo lotta contro violenza sulle donne

0

Milano, 21 ott. (AdnKronos) – «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende”. Così Dante nel Canto V dell’Inferno, quello di Paolo e Francesca, due figure di amanti entrate a far parte dell’immaginario popolare, pur appartenendo alla storia e alla letteratura. I due giovani -riminese lei (anche se nata a Ravenna), della vicina Verucchio lui- sono le anime condannate nel cerchio dei lussuriosi.
Oggi questo personaggio femminile che ha ispirato artisti, poeti e drammaturghi di tutto il mondo è protagonista di una pièce che debutterà domani sera al Teatro Verdi di Milano. Uno spettacolo di teatro civile sulla violenza di genere, che si apre con la citazione dei versi danteschi: “Amor condusse noi ad una morte”. La triste vicenda di Francesca, è conosciuta grazie alle notizie tramandateci da Giovanni Boccaccio nel suo “Commento alla Commedia”.
Lo spettacolo -allestito dalla Compagnia di Giuliano Turone, autore anche del testo, Alessandra Mandese, attrice pugliese che interpreta il ruolo della protagonista femminile, per la regia di igor Grcko- prende le mosse dalla vicenda storica dei due amanti e si sofferma su alcune tra le più note rappresentazioni artistiche dell’episodio. Dai versi di Dante, alla tragedia omonima in cinque atti di Gabriele D’Annunzio, dai capolavori musicali di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Sergej Vasil’evič Rachmaninov a quello di Riccardo Zandonai. (segue)
Francesca da Rimini, nella sua breve vita, di violenze “di genere” ne ha subite più d’una: un matrimonio impostole con un inganno crudele, ordito da un padre-padrone e da un perfido fratello maggiore; la conseguente costrizione a subire per sempre le violenze di un marito tiranno e non voluto; infine, la morte infertale da quello stesso marito.
“Francesca è vista come vittima di quella violenza di genere che ci angoscia quotidianamente”, sostiene l’autore del progetto La Diritta Via, Giuliano Turone, ex giudice istruttore di noti processi contro il mafioso Luciano Liggio e il faccendiere Michele Sindona. Ed ecco allora che “l’attenzione si sposta sulla storia contemporanea, soffermandosi su Lea Garofalo, sua figlia Denise o sulle giovani desaparecidas argentine. L’universalità di Dante aiuta”, spiega Turone, che dal 2012 è anche creatore del sito “Dante Poliglotta” (2012), ricco di duecento edizioni di traduzioni della “Divina Commedia” in sessanta lingue e dialetti.
Il sommo poeta, infatti, esprimendo la sua commossa solidarietà a Francesca è come se “parlasse a tutte le donne che nel mondo hanno subito e subiscono violenza, fino a essere private della vita”. Come Francesca risponde a Dante, con gratitudine, così una miriade di voci femminili si leva a ripetere le parole di Francesca in tutte le lingue in cui il poema è stato tradotto, dando voce universale al dolore di lei.