Roma, 15 set. (Adnkronos) – ”Condivido il fatto che ci siano tratti comuni tra mafia e terrorismo. Per colpire le organizzazioni, si può utilizzare un’analoga strumentazione -processuale da un lato e giuridica dall’altro- dimostrando la mera appartenza all’associazione, senza aver bisogno di accertare la partecipazione a determinati singoli attentati”. Stefano Dambruoso, Questore della Camera e magistrato esperto di terrorismo internazionale, commenta così, con l’Adnkronos, la proposta del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che in una lettera inviata al direttore del ‘Corriere della Sera’ riflette sui rischi del nuovo jihadismo e chiede di aggiornare le norme tenendo conto di questa nuova minaccia.
”In secondo luogo -rimarca il deputato di Scelta civica- c’è la necessità di cogliere il singolo soggetto di cui si dimostra l’appartenenza all’associazione, e la pericolosità di più persone in contatto con questo soggetto. Molte volte si riesce a dimostrare che una persona, via web, è in contatto ‘qualificato’ con un gruppo che in aree di guerra o di crisi utilizza metodi terroristici. Dovrebbe bastare cogliere i rapporti tra questo soggetto e gli altri, che sono in contatto con lui, per rendere penale la rilevanza di determinati tipi di condotte”.
”Per realizzare questo -scandisce Dambruoso- occore avere magistrature specializzate, come è accaduto nel caso della mafia, e quindi credere fortemente nell’istituzione della Direzione nazionale antiterrorismo”. (segue)