Home Nazionale Terrorismo: Is può ricavare da petrolio fino a 600 mln dlr l’anno

Terrorismo: Is può ricavare da petrolio fino a 600 mln dlr l’anno

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Parigi, 3 ott. (AdnKronos) – “Dal petrolio, in un anno, lo Stato Islamico può ricavare fino a 500-600 milioni di dollari l’anno”. A sostenerlo, in un’intervista a ‘Les Echos’, è Francis Perrin, il presidente di Stratégies et Politiques Energetiques (Spe), un centro di studi strategico francese. L’oro nero, sottolinea Perrin, “è uno degli elementi più significativi del tesoro di guerra dello Stato Islamico che ha anche altri ricavi che provengono dai ricatti, dal traffico di antichità e da doni che provengono da alcuni Stati del Golfo”. Proprio per questo, rileva, “ha fatto bene la coalizione a prendere di mira anche le raffinerie” in possesso dell’Is. “Senza carburanti non c’è guerra e lo Stato Islamico sta conducendo una guerra. I prodotti petroliferi rappresentano uno strumento di influenza e una risorsa con le vendite all’estero”.
Secondo gli Usa in Siria, “e soprattutto nell’Est, l’Is possiede una ventina di raffinerie artigianale”. Per quanto riguarda i campi petroliferi, rileva Perrin, “si parla di una dozzina da una parte e dall’altra del confine siriano”.
La capacità di produzione dello Stato Islamico, osserva Perrin, “è probabilmente di 50-100 mila barili al giorno. Non si tratta per forza di una produzione effettiva e tutto non viene commercializzato. Lo Stato Islamico, infatti, consuma anche greggio. Prima delle azioni della coalizione contro i siti petroliferi controllati dall’Is si poteva stimare che lo Stato Islamico era in grado di commercializzare 30 mila barili al giorno per un ricavo complessivo di circa 1,5 milioni di dollari al giorno. E’ poco, se consideriamo il settore petrolifero, è molto per un gruppo terrorista. Su un anno, se viene mantenuto un trend di questo tipo, si tratta di 500-600 milioni di dollari”.
Il petrolio e i prodotti petroliferi vengono venduti soprattutto nelle aree che controlla l’Is in Iraq e in Siria ma anche verso il Nord dell’Iraq, in Turchia e in Libano. “I prezzi -sottolinea Perrin- sono molto bassi e variano da un giorno all’altro”. Non si può escludere che “una piccola parte arrivi sui mercati internazionali. La maggior parte di questo petrolio o di questi prodotti petroliferi viene venduto nell’area Medio Oriente-Turchia. E’ in quell’area che la coalizione deve darsi da fare per tagliare una delle principali risorse di finanziamento dell’Is”.
Secondo altri analisti il ricavo di Isis dalla vendita del petrolio al mercato nero è stimato addirittura in 2-5 milioni di dollari al giorno. Il prezzo del barile di petrolio dell’Is sarebbe intorno ai 25-60 dollari.
Nel corso di un’audizione in Commissione Affari esteri del Parlamento Ue, il 2 settembre scorso l’Ambasciatrice dell’Ue in Iraq, Jana Hybasvova, aveva messo in evidenzia che alcuni paesi Ue acquistavano questo petrolio dell’Is senza citarli. “Purtroppo degli Stati membri dell’Ue acquistano questo petrolio” aveva denunciato evidenziando che per lo Stato Islamico “il petrolio è una delle questioni chiavi”.