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Tfr: Impresalavoro, costo interessi passivi Pmi 876 mln anno

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Roma, 1 ott.(AdnKronos) – La manovra sul Tfr prospettata dal premier Matteo Renzi colpirebbe oltre 4 milioni di imprese italiane, quelle da 1 a 49 dipendenti, costando loro la cifra complessiva di 876 milioni di euro. Sarebbe questo, secondo il centro studi di Impresa lavoro, il costo degli interessi passivi per l’anticipazione in banca delle risorse necessarie se non intervenisse un eventuale accordo tra Governo e Abi , “la cui percorribilità è ancora tutta da dimostrare”.
I conti sono presto fatti: i dati Banca d’Italia, spiega la nota, ci dicono che il tasso effettivo globale medio per il quarto trimestre 2014 per operazioni relative al finanziamento di capitale circolante è pari all’8.94% annuo. Questo significa che, se il sistema delle Pmi fosse costretto a recuperare risorse per 9,8 miliardi di euro , cioè la cifra complessiva dei Tfr attualmente accantonati in queste aziende, le imprese finirebbero per sostenere oneri finanziari pari a 876 milioni di euro su base annua.
Vi è inoltre da considerare, aggiunge Impresalavoro, il caso delle aziende che, per motivi diversi, possono ritrovarsi ad avere uno scoperto di conto corrente senza affidamento, ovvero senza l’autorizzazione della banca. In questi casi, decisamente più gravi, il costo del finanziamento sarebbe nettamente superiore. Non va infine dimenticato come l’anticipazione del Tfr in busta paga comporterebbe per le piccole e medie imprese un’ulteriore riduzione della loro capacità di accesso al credito per la gestione ordinaria e per nuovi investimenti.
“Un sistema già stremato dall’alta tassazione e molto spesso dal ritardo con cui la Pubblica Amministrazione paga i suoi debiti commerciali e fiscali si troverebbe a dover finanziare con proprie risorse la redistribuzione fiscale immaginata dal Governo”, commenta il presidente di Impresalavoro Massimo Blasoni . “Per mettere più soldi nelle buste paga dei lavoratori c’è una sola soluzione: quella di ridurre sensibilmente il cuneo fiscale e contributivo, evitando di utilizzare le nostre piccole imprese come un bancomat”, conclude.