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Tirreno Power: sindacati, a luglio sciopero 8 ore contro licenziamenti

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Roma, 3 lug. (Labitalia) – Contro i licenziamenti Tirreno Power, Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil sono sul piede di guerra. “Tirreno Power – uno dei principali produttori di energia elettrica, presente in Italia con tre centrali termoelettriche (Torrevaldaliga Sud, Vado Ligure, Napoli Levante) e 17 centrali idroelettriche – ha unilateralmente aperto una procedura di licenziamenti collettivi per oltre il 60% della propria forza-lavoro (315 dipendenti su 521). Immediata la dichiarazione di sciopero generale, innanzitutto del lavoro straordinario, per tutto il mese di luglio; 8 ore per tutti i lavoratori giornalieri e 8 ore di sciopero per ogni turno consecutivo per turnisti e semiturnisti. Tuttavia durante lo sciopero, che verrà dichiarato almeno 10 giorni prima della sua effettuazione, sarà garantita la sicurezza e la continuità del servizio elettrico”, affermano i sindacati.
Per i sindacati, l’ultimo incontro (1° luglio, ndr) al ministero dello Sviluppo economico “ha confermato la gravità della situazione e le ripercussioni che si aggraverebbe ulteriormente se i gruppi 3 e 4 della centrale di Vado Ligure (Savona) non venissero al più presto rimessi in funzione anche per avviare i lavori di ambientalizzazione, a partire dalla copertura del carbonile”. “E proprio a questo proposito il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nonostante qualche ‘se’ e ‘ma’ di troppo, ha favorevolmente accolto la richiesta urgente dei sindacati sul rilascio della nuova Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per Vado Ligure”, dicono.
Nel frattempo, i sindacati hanno anche scritto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, soprattutto perchè temono che “gli errori del management di Tirreno Power e della politica che non ha saputo attuare una sana e positiva programmazione energetica – hanno scritto recentemente in una nota – debbano pagarli, secondo lor signori, solo i lavoratori!”. Una equazione. questa. che le tre sigle sindacali hanno rispedito subito al mittente e ribadito al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, presente all’incontro, “alla quale – hanno ricordato – la richiesta da tempo reiterata alla presidenza del Consiglio e ai ministeri competenti, di attivare un tavolo con le parti sociali sulla crisi del settore termoelettrico che sta producendo la chiusura di molte centrali (su 10.000 addetti sono a rischio la metà) comprese quelle più efficienti, al fine di trovare soluzioni condivise per i cittadini, i lavoratori, le imprese”.