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Toscana propone Agenzia nazionale lavoro con articolazioni regionali

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Firenze, 28 apr. (Labitalia) – Un ‘sistema nazionale per il lavoro’, articolato su un’agenzia nazionale e agenzie regionali. E’ stato questo il punto sul quale si è concentrata l’attenzione della IX commissione (Istruzione, lavoro, innovazione e ricerca) della Conferenza delle Regioni, coordinata dall’assessore alle Attività produttive e Lavoro della Toscana, Gianfranco Simoncini, che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma. La commissione si è chiusa approvando un documento che contiene alcune osservazioni sul ddl delega sul lavoro, proposto dallo stesso assessore regionale, e che concentra l’attenzione in particolare sull’articolo 2 del ddl che riguarda la delega al governo in materia di servizi per il lavoro e politiche attive.
La commissione ha fatto propria l’ipotesi di un ‘sistema nazionale per il lavoro’ articolato su un’agenzia nazionale e agenzie regionali, ritenendo non adeguata l’ipotesi di una centralizzazione in un’unica agenzia nazionale. Questo, ha spiegato l’assessore Gianfranco Simoncini, non solo a tutela delle competenze costituzionali delle regioni ma, soprattutto, per la consapevolezza che non esiste un indistinto mercato del lavoro nazionale ma che la componente territoriale è fondamentale e che quindi le politiche attive debbono poter essere articolate e organizzate, pur in un quadro di uniformità di diritti da garantire, in maniera differente tra le varie regioni.
L’assessore hai poi spiegato che dovrà esserci un’agenzia nazionale che dovrà: definire i Lep (i Livelli essenziali delle prestazioni) ovvero gli standard dei servizi e delle prestazioni da erogare a livello nazionale e gli stessi standard per le dotazioni del personale a livello regionale, garantire il monitoraggio sul funzionamento dei servizi, il supporto sulle situazioni e crisi plurilocalizzate, avere funzioni di alto coordinamento e, quando fosse necessario, anche di sostituzione nei casi di inefficienza.
Le agenzie regionali, diretta emanazione delle Regioni (quindi enti strumentali senza cda), invece avranno la funzione gestionale e al loro interno confluiranno i dipendenti e le funzioni delle province e delle regioni in materia di politiche attive.
Questo assetto, secondo l’assessore, permetterebbe di evitare il rischio di dividere le politiche attive (che nel disegno del ddl sarebbero dell’agenzia nazionale) dalla formazione che rimarrebbe comunque regionale. La commissione ha approvato all’unanimità il documento e gli emendamenti. Adesso sarà la conferenza dei presidenti che dovrà approvarli definitivamente e accogliere la proposta.
L’assessore, si legge in una nota, confida che il documento e gli emendamenti vengano fatti propri dalla Conferenza e su questa base si possa andare ad esprimere il parere in Conferenza stato regioni e ottenere le modifiche al testo attualmente in discussione al Senato.