Home Nazionale Tpl: Sidt, serve cambiamento rotta, politica in ritardo

Tpl: Sidt, serve cambiamento rotta, politica in ritardo

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Roma, 2 ott. – (AdnKronos) – Per il trasporto pubblico, è ora di cambiare rotta. L’uso dell’auto privata, che, negli anni, ha visto un trend sempre più crescente, non è più sostenibile e la strada è quella di un’integrazione tra trasporto collettivo, che non potrà mai essere ‘door to door’, e trasporto privato condiviso. Ma, per realizzare una mobilità sostenibile, la politica, ora in forte ritardo, deve compiere scelte al passo con l’evoluzione di una tecnologia all’avanguardia. E’ l’appello che, all’unisono, arriva dalla Sidt, la Società italiana docenti dei trasporti, e dagli esperti di organismi internazionali, Ocse e Ue, nel corso del convegno ‘Cambiamenti climatici e futuro del trasporto urbano’, che si è svolto oggi all’Università di Roma La Sapienza.
Il dato assodato è che il trasporto nelle aree urbane densamente popolate, come ha spiegato Antonio Musso, presidente della Sidt e ordinario di Teoria dei Trasporti alla Facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma, è che il solo trasporto urbano determina circa il 50% del consumo globale di petrolio, ed il settore dei trasporti produce oltre il 20% delle emissioni di CO2  e l’Europa chiede di intervenire per abbattere considerevolmente le emissioni di CO2 entro pochi anni.
“E’ necessario- ha sottolineato Musso – ripensare le nostre abitudini di trasporto partendo dalla tecnologia, intervenendo sull’offerta di tpl e riducendo la dipendenza del trasporto dai prodotti petroliferi. Tenuto conto delle Direttive della C.E. che impongono nel prossimo quarantennio una riduzione delle emissioni di gas serra superiori al 90% rispetto ai valori 1990. La nostra associazione racchiude i massimi esperti di trasporti italiani ed è giusto quindi che essa dia una valutazione della ricerca effettuata fino ad oggi e ancora da fare per dare alternative ai cittadini e agli amministratori delle grandi città italiane ed europee”.
“Il trend di utilizzo dell’automobile privata – ha detto il presidente della Sidt – è stato crescente nelle maggiori città italiane dall’ultimo decennio del secolo scorso, ma oggi non è più sostenibile e sta già subendo un brusco rallentamento anche in seguito alla crisi economica e al rincaro dei costi del petrolio e di gestione dell’auto privata, in favore di mezzi alternativi di trasporto come il car sharing e il noleggio delle autovetture per breve medio periodo”.
Secondo José Viegas, segretario generale del Forum Internazionale dei Trasporti dell’Ocse, “vincoli di spazio e di efficienza del sistema trasportistico delle città, obbligano a scelte drastiche che ridurranno la presenza di autoveicoli in favore di altri usi di spazio urbano. Le autovetture saranno in media più piccole, condivise e collegate ad altri servizi”. Ma, soprattutto, per Viegas, “e’ necessaria un’accelerazione della discussione politica per capire in quale direzione far evolvere la mobilità urbana: perché la tecnologia è all’avanguardia, ma va avanti più rapidamente della politica e questo non è un problema solo dell’Italia, ma siamo tutti in ritardo”.
Come è emerso dai lavori del convegno, la tecnologia ormai permette un routing flessibile, reattivo alla domanda, che fa prevedere uno sviluppo di veicoli più piccoli, tra il taxi e il microbus: condivisione, prezzi ragionevoli e quindi maggiore accesso da parte delle fasce di cittadini economicamente più deboli. La tecnologia può anche gestire meglio i trasferimenti intra- e inter-modali in grado di fornire flessibilità e convenienza senza proprietà.
Si prospetta, quindi, un cambiamento graduale dalla proprietà del auto a una mobilità come servizio, basata sui car-sharing e anche il ride-sharing (sistema quasi-pubblici-trasporti), strumenti per ridurre i costi, ridurre la congestione e le emissioni.
Le azioni dell’UE in materia di clima sono già in atto, ha spiegato Patrick Mercier-Handisyde del DG Research & Innovation Transport della Commissione Europea: durante il Climate Change Summit delle Nazioni Unite svoltosi a New York a settembre 2014 il Presidente Barroso ha annunaciato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 e del 80% – 95% entro il 2050.
Il 20% del totale di bilancio 2014-2020 dell’UE sarà stanziato per azioni in materia di slavaguardia del clima; oltre 3 miliardi di Euro in sovvenzioni saranno dedicati a implementare l’energia sostenibile nei paesi in via di sviluppo e in totale, l’UE fornirà 14 miliardi di Euro di finanziamenti per il clima a partner esterni all’UE nei prossimi sette anni. Il 20% del bilancio dell’UE per il periodo 2014-2020 sarà speso per azioni contro i cambiamenti climatici.

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