Seul, 17 apr. (Adnkronos/Dpa/Ign) – E’ di nove morti accertati e 287 dispersi il bilancio dell’affondamento avvenuto mercoledì di un traghetto in Corea del sud. Tre corpi senza vita sono stati recuperati dai sommozzatori nel corso delle ricerche, riprese questa mattina in una disperata lotta contro il tempo. Finora sono state tratte in salvo 179 persone, 50 delle quali ferite. Tra i passeggeri imbarcati, in totale 475, figuravano 325 studenti di una scuola superiore di Seul in gita all’isola di Jeju.
Proprio una delle studentesse a bordo ha chiamato la nonna poco prima che l’imbarcazione colasse a picco, per raccontarle ciò che le stava accadendo. Dopo 12 ore di viaggio, Park Ki Joon, che aveva parlato con la nonna 90 minuti prima, l’ha richiamata. Questa volta, ha raccontato la 74enne Kim Ok Young, la donna che ha materialmente cresciuto la ragazza, la voce della nipote tremava. “Nonna, credo che morirò”, le ha detto. “La nave sta affondando e io mi sto tenendo alla ringhiera”.
La donna, scrive Bloomberg, aspetta di avere notizie della nipote, con i parenti degli altri passeggeri. “Due giorni prima di partire ci aveva detto che non voleva andare perché non voleva viaggiare su un traghetto. Le abbiamo detto che poi avrebbe avuto dei rimpianti se non fosse andata. Ora siamo noi ad averli. Non avremmo dovuto spingerla a partire”.
Intanto è stato interrogato una seconda volta, questa volta come sospetto, il capitano del traghetto. Jun Seok, 60 anni, era stato ascoltato una prima volta, come testimone, dagli ufficiali della Guardia Costiera che sta coordinando le operazioni di soccorso alla ricerca, ormai senza speranze, dei 287 passeggeri dichiarati dispersi. Il capitano, riportano i media sudcoreani, rischia l’incriminazione per omicidio colposo e violazione delle misure di sicurezza.