Home Attualità Vaghe o creative, come arginare uso di parole a vuoto al lavoro

Vaghe o creative, come arginare uso di parole a vuoto al lavoro

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Roma, 14 ago. (Labitalia) – In inglese si chiama ‘bullshit’ ed è molto di più di una dichiarazione falsa, ingannevole o non veritiera. E’ piuttosto un linguaggio che presenta due caratteristiche distintive: viene articolato senza preoccuparsi dei criteri di verità e viene volontariamente articolato per perseguire i propri scopi e interessi personali. Ad analizzare l’uso, nel gergo aziendale, di queste che possono essere definite vere e proprie stupidaggini è Andre Spicer, professore della Cass Business School di Londra, che, oltre a mettere in guardia dagli effetti rispetto ai dipendenti e agli obiettivi, spiega anche come riconoscerle elencandone le caratteristiche.
– Vaga: chi è solito raccontare stupidaggini fa leva su una considerevole ambiguità strategica. Questo comporta l’utilizzo di parole o concetti che sono difficili o impossibili da fissare. Parole generalizzate come ‘eccellenza’, ‘qualità’ e ‘innovazione’ sono ottimi esempi di ambiguità strategica. Queste parole potrebbero significare qualsiasi cosa per qualsiasi persona e consentono al raccontatore di evitare troppe domande.
– Prolissa: per questo è difficile cogliere e fissare quali sono i concetti essenziali. In un discorso o in un testo scritto eccessivamente pieno di fronzoli risulta difficile discernere ciò che è importante da ciò che non lo è. I concetti che dovrebbero essere ulteriormente approfonditi vengono evitati senza dare luogo a ulteriori domande. Ad esempio, i discorsi di leadership sono pieni zeppi di una gran quantità di associazioni, idee e altri concetti.
– Evasiva: questo comporta evitare qualsiasi impegno evidente rispetto a una particolare argomentazione e passare continuamente da un termine all’altro in modo vago e spesso senza alcun fondamento. Mantenendo il discorso instabile e precario, chi racconta stupidaggini riesce a evitare di fermarsi su una particolare posizione sulla quale potrebbero essergli poste domande più approfondite. Ad esempio, molte strategie aziendali sono normalmente costituite da tendenze, idee e stili di management che cambiano rapidamente. Ciò rende difficile mettere in atto qualsiasi tipo di analisi critica.
– Creativa: raccontare stupidaggini è un lavoro difficile. Per metterle insieme, la maggior parte delle persone ha bisogno di un continuo approvvigionamento di risorse digressive. Per fortuna, si può contare su un’ampia schiera di consulenti, guru e altri servitori dell’idea manageriale incaricati di ideare e mettere in circolazione mode e stili di management. I potenziali adottanti hanno quindi a disposizione una serie di idee e discorsi che possono utilizzare nelle loro attività quotidiane di commercio di ‘bullshit’.
Ma, se i dipendenti sono avvertiti, anche le aziende possono fare la loro parte per arginare l’uso di parole a vuoto. Le organizzazioni hanno bisogno di bassi livelli di ‘bullshit’, ma solo in luoghi strettamente confinati dove possono sperimentare con le idee”, sostiene Andre Spicer. Ecco, allora, come le organizzazioni possono arginare le stupidaggini ‘verbali’. – Parlare in modo diretto: evitare al massimo il gergo, soprattutto i neologismi di moda, e spiegare le idee con un linguaggio chiaro e comprensibile. Utilizzare frasi brevi, ad esempio, al posto di patinate presentazioni in PowerPoint.
– Testare la logica: applicare test di base alla logica delle affermazioni e delle idee. E chiedersi se il ragionamento scorre e l’argomento viene espresso nella forma più semplice e logica.
– Provare l’evidenza: vi sono evidenze del successo o del fallimento di un’idea in passato, non solo qui ma anche altrove? È bene anche controllare la base di evidenza scientifica di una nuova idea.
– L’avvocato del diavolo: qualcuno contesta l’idea, magari la stessa persona che la sta proponendo?