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8 marzo: Anmil, la sicurezza del lavoro delle donne in primo piano

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Roma, 26 feb. (Labitalia) – La sicurezza delle donne. E’ questo l’argomento affrontato dallo studio sui rischi legati al lavoro delle donne che operano nel settore della sanità ‘Prendersi cura di chi ci cura – La sicurezza e la tutela sul lavoro delle donne che operano nel campo dell’assistenza sanitaria’, presentato oggi dall’Anmil, Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, in vista della giornata della donna. “Per quanto riguarda la scelta del tema dell’indagine -spiega il presidente Anmil, Franco Bettoni- è stata frutto della valutazione dei dati Inail dai quali emerge che nel settore sanitario la presenza femminile raggiunge circa il 70% del personale”.
“Una preponderanza non più circoscritta -avverte- a categorie storicamente femminili e di supporto, come la professione infermieristica, ma che oggi incide anche sui ruoli apicali del mondo medico-scientifico una volta solo appannaggio dell’universo maschile. Il fenomeno infortunistico lavorativo riguarda purtroppo anche le donne, spesso vittime molto più di quanto si pensi e si scriva. A loro abbiamo voluto dedicare la costituzione del Gruppo donne per le politiche femminili oltre 15 anni fa e da allora organizziamo eventi e promuoviamo iniziative mirate a mettere in rilievo le problematiche e le questioni di loro specifico interesse”.
“Tra i tanti temi affrontati, quest’anno -ricorda Bettoni- abbiamo voluto puntare l’attenzione sui rischi (vecchi e nuovi) presenti nella sanità, con una ricerca che riguarda i profili di maggiore vulnerabilità per le lavoratrici: quei rischi emergenti e più allarmanti per le statistiche e per la medicina (lo stress da lavoro, la violenza e le aggressioni, i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico), in un contesto normativo che a tali fattori non appresta ancora un quadro di tutele completo e dettagliato”.
L’Anmil ha voluto così “fornire un contributo all’operato di tutti gli attori, pubblici e privati, nell’individuazione di strumenti organizzativi e giuridici e di buone pratiche che aiutino a rendere il settore più sicuro e al contempo più produttivo e più funzionale all’obiettivo di tutelare la salute dell’intera popolazione”. “Noi abbiamo combattuto -ricorda il presidente Anmil- più di 70 anni di battaglie, spingendo con tutte le nostre forze il Parlamento, il governo e l’Inail a superare la pubblica funzione meramente assicurativa, ereditata dalle vecchie strutture bancarie di fine Ottocento e, nell’interesse degli stessi datori di lavoro, ad orientare sempre più impegno e risorse verso la prevenzione”.
“Stiamo vincendo anche la battaglia -continua- per tutelare le donne che lavorano dal dover subire passivamente, nella solitudine e nel silenzio, le violenze psicologiche di genere che le hanno tradizionalmente vessate: lo stalking, cioè molestie continuative gravi e assillanti, lo streaming, ovvero quelle azioni isolate ostili e stressanti, e il mobbing, cioè il terrore psicologico sul luogo di lavoro, non vedono più le donne senza difesa e senza tutela. Nell’arco di una quindicina di anni, infatti, sono quasi raddoppiati -avverte- i direttori generali donna, mentre i ‘medici in camice rosa’ hanno nettamente sorpassato gli uomini. In questa situazione, la sanità risulta uno dei pochissimi settori in cui l’incidenza degli infortuni femminili è superiore a quella maschile”.
“La nostra azione vede oggi -rimarca il presidente Bettoni- un nuovo importante riconoscimento da parte delle massime istituzioni, di cui è prova il disegno di legge presentato dalla senatrice Silvana Amati, segretario di presidenza del Senato e componente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Il nostro auspicio è che -ammette- gli studi da noi condotti e tutte le iniziative realizzate a livello nazionale e sui territori contribuiscano a creare una maggiore consapevolezza sociale dei diritti che dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini, affinché la nostra associazione, riesca a far sentire la sua forza per ottenerne il loro riconoscimento”.