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Alimenti: Nomisma, Dop e Igp Emilia Romagna tra i più imitati al mondo

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Roma, 9 ott. (AdnKronos) – I prodotti Dop e Igp sono i più imitati al mondo, e in particolare quelli dell’Emilia Romagna che detiene il record europeo per le produzioni a indicazione d’origine con 41 specialità. Tuttavia negli Usa cresce la voglia di acquistare “vero” italiano e opportunità di tutela vengono offerte da nuovi strumenti di tracciabilità. Sono questi i temi di fondo che hanno caratterizzato il primo “Growing seeds Forum”, organizzato da Nomisma con il supporto di Philip Morris Italia, un ciclo di seminari finalizzato a scambiare idee e riflessioni per lo sviluppo del sistema economico dell’Emilia Romagna.
Alla base dello scambio di idee, la presentazione di uno studio realizzato dall’Area Agroalimentare di Nomisma su cosa pensa il consumatore statunitense in tema di origine, italian sounding e tracciabilità dei prodotti agroalimentari, effettuato grazie ad una survey che ha coinvolto 2.000 responsabili di acquisto di prodotti alimentari residenti in 6 aree metropolitane degli Stati Uniti.
Lo studio ha innanzitutto messo a fuoco il ruolo economico dei prodotti Dop e Igp regionali e le problematiche che questi affrontano in tema di contraffazione e imitazione sui mercati. Nel corso del 2014, l’ICQRF (Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari) ha effettuato 60 segnalazioni “ex-officio” in tutta Europa (dove appunto vige la tutela delle indicazioni geografiche) riguardanti pratiche imitative di prodotti Dop/Igp italiani, delle quali ben 40 relative a denominazioni dell’Emilia Romagna (in primis Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico di Modena e Prosciutto di Parma).
Un danno incalcolabile per un sistema certificato che a livello regionale vale oltre 2,5 miliardi di euro e che fa dell’Emilia Romagna la prima regione in Europa per valore dei prodotti Dop/Igp (15% del valore complessivo legato al paniere di quasi 1.300 Dop/Igp a livello Ue). Un sistema, quello dei prodotti Dop emiliano-romagnoli, che assorbe oltre il 90% del latte vaccino prodotto in regione, che sostiene l’economia di molte aree svantaggiate (il Parmigiano Reggiano rappresenta la prima Dop italiana per latte vaccino prodotto in montagna, circa 350.000 tonnellate contro le 77.000 del Trentingrana) e che concentra il 73% della produzione di prosciutti Dop italiani.
La rilevanza del mercato statunitense per queste due denominazioni (primo mercato estero di destinazione di Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma) e la contestuale importanza della tutela delle indicazioni geografiche oggetto di negoziato in ambito TTIP (l’accordo di libero scambio Usa-Ue) hanno rappresentato i motivi alla base dello studio Nomisma.
L’italian sounding, oltre a rappresentare una “mancata opportunità” per i produttori italiani, produce confusione nei consumatori americani, considerato che l’85% degli stessi ritiene importante conoscere l’autenticità dei prodotti che acquista. Tanto che, 9 consumatori su 10, sarebbe interessato all’utilizzo di sistemi in grado di identificare l’autenticità dei prodotti che compra, visto che con la tracciabilità lo stesso consumatore si sente garantito sia in termini di sicurezza alimentare che di origine e quindi di qualità.
Ed è proprio alla luce di tale interesse che dalla tavola rotonda sono emersi spunti interessanti per l’applicazione di tecnologie già utilizzate in altri settori per garantire la tracciabilità dei prodotti: tra questi, il caso del tabacco, con la soluzione tecnologica denominata “Codentify TM” sviluppata da Fata Logistic Systems ed utilizzata oltre che per le sigarette anche per il nuovo prodotto del tabacco basato sul riscaldamento invece che sulla combustione, fabbricato a Bologna nei nuovi stabilimenti produttivi Philip Morris International.
Tale sistema di tracciabilità genera un codice univoco apposto su ciascun pacchetto, oltre che sulla stecca e sui cartoni di prodotti del tabacco, consentendo la loro tracciabilità lungo la filiera produttivo-distributiva. Una tecnologia che potrebbe essere estesa anche ai prodotti alimentari e che aiuterebbe a combattere quell’italian sounding che limita gli spazi di crescita delle nostre Dop/Igp sui mercati internazionali.