Home Nazionale Animali: Green Hill, condannati i responsabili dell’allevamento

Animali: Green Hill, condannati i responsabili dell’allevamento

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Roma, 23 gen. (AdnKronos Salute) – “Green Hill condannato, una sentenza storica”. Così la Lav, Lega anti vivisezione, commenta la decisione del Tribunale di Brescia che ha condannato per il reato di maltrattamento e di uccisione di animali i responsabili dell’allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica chiuso a Montichiari nel luglio 2012.
Al termine del processo di primo grado sono stati condannati a un anno e 6 mesi Renzo Graziosi, veterinario dell’allevamento, e Ghislane Rondot, co-gestore di ‘Green Hill 2001’. Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, è stato condannato a 12 mesi, più le spese di risarcimento. Assolto invece Bernard Gotti, l’altro co-gestore di Green Hill 2001. Inoltre sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e confisca dei cani. Il pm Ambrogio Cassiani, nella sua requisitoria, aveva chiesto 3 anni e 6 mesi per il veterinario Graziosi, 3 anni per Rondot e 2 anni per Bravi e Gotti. Inoltre aveva contestato a 5 dipendenti di Green Hill il reato di falsa testimonianza.
“Una sentenza memorabile, destinata a fare giurisprudenza, capace di fare emergere l’amara realtà delle sofferenze inflitte ai cani allevati a fini sperimentali dalla succursale della multinazionale Marshall”, commenta la Lav che gioisce per i circa 3 mila animali ora “definitivamente salvi”. L’associazione, sulla base di quanto emerso dalle prove e dai verbali del processo, annuncia poi che chiederà l’imputazione dei veterinari dell’Asl di Lonato, dell’Istituto zooprofilattico di Brescia e dei funzionari della Regione Lombardia e del ministero della Salute, “che in tutti gli anni passati avevano scritto che tutto era regolare nell’allevamento”.
“La sentenza di condanna di Green Hill – dichiara il presidente Lav, Gianluca Felicetti – è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari, e in tante altre parti d’Italia e del mondo hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile. Sapendo bene che ‘Oltre il filo spinato di Green Hill’ la vivisezione esiste ancora e uccide quasi 3 mila animali al giorno solo nel nostro Paese e non dà alcuna risposta positiva alla nostra salute: per questo la nostra battaglia è continua”.