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Bibbiena, donati all’ospedale dalla fondazione Cesalpino due defibrillatori semiautomatici

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Bibbiena, donati all’ospedale dalla fondazione Cesalpino due defibrillatori semiautomatici
Angioli, Cammillini e Mandò

BIBBIENA – Serviranno a mettere in sicurezza l’Ospedale. Può apparire paradossale, ma questo luogo di aggregazione è uno dei posti a maggiori rischio in presenza di un arresto cardiaco. In Ospedale ci sono defibrillatori professionali, ma per legge e per conoscenze tecniche, possono essere utilizzati solo da medici. Nemmeno gli infermieri li possono adoperare.

Ed allora la Fondazione Cesalpino, ha deciso di donarne due, del modello semiautomatico, utilizzabili da chiunque, anche soggetti “laici” (personale non sanitario), che saranno collocati in due punti nevralgici aperti al pubblico della struttura. E tutto il personale, da quello sanitario, tecnico a quello amministrativo, seguirà dei corsi di formazione per essere in grado di intervenire con due semplici azioni: il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore semiautomatico.

La messa in sicurezza degli Ospedali è un progetto ormai avviato e prevede nel tempo una serie di azioni da adottare in tutti i cinque presidi, compresa l’istallazione di defibrillatori.

Stamani la cerimonia di consegna delle due apparecchiature, alla presenza del responsabile sanitario Claudio Cammillini, del direttore del dipartimento Massimo Mandò, del presidente della Fondazione Cesalpino Donato Angioli.

E’ stato il cardiologo Moreno Marri a spiegare l’importanza di questo strumento e del soccorso. In Italia muoiono ogni anno 57.000 persone per arresto cardiaco, 157 al giorno, uno ogni dieci minuti: più della somma dei morti per cancro, aids, ictus, e incidenti stradali. Nell’80% dei casi l’origine è una coronopatia, occlusione dei grandi vasi. Gli uomini sono colpiti più delle donne. Il tempo di intervento è essenziale. La scarica elettrica al petto è l’unica soluzione che può far ripartire un cuore in arresto. Dopo 10 minuti dall’evento o c’è la morte oppure ci sono danni irreversibili alla salute. Ogni minuto dall’evento, il rischio aumenta del 7-10%. Per questo sono fondamentali il massaggio cardiaco e ancor più il defibrillatore.

Oggi nella nostra provincia ce ne sono 443. Frutto della campagna voluta con forza dalla Asl e dalla Fondazione Cesalpino. “L’obiettivo è raggiungere quota 800 – ha spiegato Mandò – andando così a coprire davvero tutti quelli che noi riteniamo punti critici legati alla presenza massiccia di persone”.

Ma non bastano le apparecchiature. Ci vuole anche la formazione “Oggi ce ne sono quasi 15.000 di uomini e donne disseminati in tutta la provincia che sono in grado di utilizzare questo apparecchio – ha proseguito Mandò – ma grazie all’impegno delle associazioni di volontario, delle scuole (il progetto di formare i formatori sta ottenendo un incredibile successo), e della Fondazione Cesalpino, puntiamo ad una copertura capillare e diffusa.”

Da inizio anno nella nostra provincia 8 persone sono state salvate grazie all’uso del defibrillatore. “Un risultato impensabile fino a poco tempo fa .- ha spiegato Donato Angioli, presidente della fondazione Cesalpino – e oggi possiamo dire che l’intuizione e l’impegno di Leonardo Bolognese (direttore del Dipartimento Cardiovascolare e Neurologico) e di Massimo Mandò oggi ci fa guardare al futuro con grande speranza. La Fondazione – ha aggiunto Angioli – mentre prosegue la sua missione sul progetto Arezzo Cuore, ha lanciato anche progetti sulla ricerca scientifica nei nostro ospedali. Una ventina quelli finanziati. E vorremmo che, al pari del Calcit con il quale collaboriamo pienamente, anche nelle vallate nascessero delle sezioni per incrementare la nostra attività di natura scientifica e culturale”.