Home Nazionale Brambilla, intervenire su fisco e pensioni da contributivo

Brambilla, intervenire su fisco e pensioni da contributivo

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Milano, 12 ott. (Labitalia) – “Se il premier Renzi ha detto che non si può per ora procedere con la flessibilità in uscita nelle pensioni e che dobbiamo rimandare tutto al 2016, devo supporre che ha elementi sufficienti per prendere questa decisione. Lui ha le carte della situazione”. Questa la premessa che Alberto Brambilla, docente all’Università Cattolica di Milano e uno dei massimi esperti di previdenza, tiene a fare con Labitalia parlando di pensioni.
Due sono gli aspetti che, però, per Brambilla, andrebbero modificati e da subito. “Il primo riguarda il sistema fiscale italiano -elenca- che funziona poco e anzi è una macchina da guerra per incentivare l’elusione e l’evasione. Bisogna far scaricare alle famiglie gli scontrini delle spese, esattamente come fanno le imprese, introdurre cioè il cosiddetto sistema del contrasto di interessi”.
“Il secondo -aggiunge Brambilla- riguarda il sistema pensionistico, attraverso l’introduzione di un contributo di solidarietà del 5% sulle pensioni calcolate con il sistema retributivo. Un contributo che serva a finanziare il pensionamento anticipato di chi ha perso il lavoro sopra una certa età, oltre che per sostenere l’occupazione dei più giovani e delle donne. Una polizza sul futuro, anche dello stesso pensionato”.
Brambilla, che è anche presidente di ‘Itinerari previdenziali’, ricorda che in Italia “tra esenzioni e agevolazioni sulle tasse sulla casa, sui ticket, e tra sgravi fiscali di ogni tipo, su oltre 60,7 milioni di abitanti il numero di contribuenti, cioè di quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, è di circa 41 milioni e il numero di contribuenti effettivi cioè quelli che pagano almeno un euro di tasse, è di circa 31 milioni”. “In altre parole, quasi la metà degli italiani non paga tasse”, dice.
A questo va aggiunto, dice, che “per quelli che non pagano un euro di tasse lo Stato paga anche 1.799 euro a testa all’anno per la sanità: una cosa che da sola ci costa 40 miliardi l’anno”.
Tornando alle pensioni, spiega Brambilla, “un dato ci dice che non siamo sulla strada giusta: su oltre 16 milioni di pensioni, 8 milioni sono sovvenzionate dallo Stato: è una cosa folle”. E sull’età di uscita dal lavoro, conclude: “Non è stato sbagliato legare l’uscita all’aspettativa di vita. Quello che è stato deleterio, anzi anticostituzionale, è stato agganciare la progressione anagrafica all’anzianità contributiva: l’anno prossimo per andare in pensione dovremo lavorare 45 anni e 6 mesi. In nessun paese civile esiste una norma così”.