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Calabria, un’archeologia del vino per valorizzare il territorio

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– Milano – (Adnkronos) – La produzione di vino in Calabria ha radici antichissime, e incrociando i dati che arrivano dalle fonti storiche e dalle analisi chimiche sui reperti archeologici è possibile individuare una continuità storica di usi e processi che può essere messa al servizio del territorio. È quanto è emerso a Expo Milano 2015, durante il workshop “La biodiversità dei vitigni autoctoni calabresi, patrimonio dell’Italia” che si è tenuto nell’ambito della settimana del “Protagonismo della Calabria”, dedicata alle eccellenze agroalimentare della regione.
“Con il vino possiamo raccontare davvero una storia antica, che si esprime attraverso le varie testimonianze che l’archeologia ci ha dato e continua a darci: le anfore, gli abiti, o anche le ville restituiscono di come il vino era parte integrante della cultura locale”, spiega Alessandra Pecci, geografa dell’Università della Calabria, nel panel “Vino e residui chimici nei materiali archeologici. Potenzialità per il riconoscimento delle aree produttive antiche”.
“È così che l’archeologia si collega alla specificità del territorio – aggiunge Pecci – e ci dà gli strumenti per leggere la qualità del vino calabrese anche attraverso l’uso e il consumo. Così possiamo raccontare il territorio della Calabria, la sua archeologia e la produzione di vino seguendo questa continuità storica di prodotti e usi”.