Home Nazionale Catania: Acoi su neonata morta, non fatalità ma effetto gravissime carenze

Catania: Acoi su neonata morta, non fatalità ma effetto gravissime carenze

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Roma, 13 feb. (AdnKronos Salute) – La tragica morte di una neonata a Catania “non può essere considerata una fatalità, ma la conseguenza di una miscela letale. Non analizzare e correggere gli elementi della miscela che hanno causato la enorme falla nel sistema, per applicare l’italico scaricabarile, è criminale, perché non pone in essere le condizioni per prevenire il ripetersi di simili tragedie”. Lo afferma Diego Piazza, presidente dell’Acoi, Associazione chirurghi ospedalieri italiani. Ma quali sono gli elementi della miscela sotto accusa, secondo l’Acoi? “I tagli dei posti letto di rianimazione e di Utin (Unità di terapia intensiva neonatale) innanzitutto. A causa dei tagli lineari sui posti letti e con il mancato turnover del personale medico ed infermieristico, molti posti letto di rianimazione sono solo virtuali”.
“L’età media del personale sanitario è elevata anche nei reparti usuranti come le rianimazioni, i pronto soccorso, le medicine e chirurgie d’urgenza. I tagli dei presidi medici: il padre della neonata riferisce addirittura della mancanza di cannula di aspirazione. In ultimo, la carenza di management sanitario: Catania vive da anni una precarietà di direzione delle sue aziende ospedaliere che certamente non ha contribuito a migliorare l’organizzazione delle Utin cittadine. Basti pensare che due delle tre aziende ospedaliere cui la casa di cura si era rivolta non hanno da tempo una direzione generale”.
Anche il ruolo del 118 nella vicenda, secondo Acoi, “è poco chiaro perché la neonata, prima del trasferimento, poteva e doveva essere stabilizzata in una Utin cittadina. Molti di noi, purtroppo, non si sorprendono poiché spesso nei nostri ospedali mancano i presidi elementari per poter eseguire un intervento chirurgico in sicurezza e solo eventi tragici ci fanno capire i rischi di un sistema che si affida alla buona volontà e all’iniziativa personale, invece di programmare l’attività sanitaria con un risk management serio. Inutile indignarsi, inviare ispettori e iniziare il rituale scaricabarile: per far bene occorrono risorse umane ed economiche ed una governance che organizzi le risorse disponibili. Chi governa deve assumersi la responsabilità politica della salute dei propri cittadini. Sempre, in ogni fase della vita”, conclude Piazza.