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Cna, in 2015 nel Lazio boom start up innovative

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Roma, 4 dic. (Labitalia) – Sono aziende che ‘ibridano’ manifattura e digitale, che investono sulla formazione per reinventare il made in Italy, attrarre talenti e capitale dall’estero, e che creano sviluppo e occupazione. Il mondo delle start up innovative è in continua evoluzione. A raccontarlo, nel corso di ‘Il futuro non si aspetta + La Formazione del Cambiamento’, alla Casa dell’Architettura, Irfi, Azienda Speciale della Camera di commercio di Roma per la formazione e Cna di Roma, che per l’occasione ha presentato il nuovo sportello ‘Cna per l’Innovazione’.
Secondo il rapporto dell’ufficio studi di Camera di commercio, ‘Startup & Pmi innovative in provincia di Roma’, che contiene un focus anche sulla regione, al 26 ottobre, le start up innovative nate nel Lazio dal 2012 a oggi sono 464: seconda regione dopo la Lombardia. Quest’anno il boom: quattro su dieci sono infatti state avviate negli ultimi mesi (198, il 43% del totale). Per avere un’idea: nel 2012 ne esisteva sola una; nel 2013 erano già 120 e 145 nel 2014. In Italia sono 4.756, in aumento del 50% rispetto a inizio anno (+1.577). Una corsa sostenuta, anche in città: a Roma, dove è concentrato quasi il 93% del totale provinciale, sfiorano quota 400 (397), in aumento, a ottobre, del 50% rispetto a inizio anno.
Al primo posto, nella classifica dei settori, le start up innovative impegnate nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (1.434 in Italia, 149 nel Lazio), al secondo, si legge nella ricerca, ricerca scientifica e sviluppo (734 in Italia, 68 nel Lazio). Al terzo posto le attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici (387 in Italia, 51 nel Lazio).
Nel Lazio, le start up innovative si concentrano per l’84% nel settore dei servizi, in misura superiore alla media nazionale (75,8%). Siamo però in ritardo sul fronte dell’innovazione nell’industria e nell’artigianato rispetto al resto d’Italia: a livello nazionale, le start up innovative di questo settore sono il 18,4%, ancor meno quelle romane (6,2%). La forma giuridica assunta da 8 start up innovative del Lazio su 10 (in totale 377) è di società a responsabilità limitata (79,6%) e per il 13,6% (63) società a responsabilità semplificata (13,7%). Appena l’1,5% (7) ha assunto la forma di società per azioni (1,3% in Italia).
Passando al valore della produzione, il 36,4% delle start up innovative della regione fa riferimento a un fatturato fino a 100mila euro (il 34,8% la media italiana). Il 13,6% fino a 500mila euro (il 13% a livello nazionale). Una sola impresa, nel Lazio, ha un fatturato fino a 5 milioni di euro. Si tratta per la maggior parte di micro imprese: quattro su dieci contano meno di 4 addetti, in linea con la media nazionale. Appena due su cento quelle tra 10 e 19 dipendenti (4,7% la media nazionale).
Le imprese ad alto valore tecnologico in ambito energetico, che sviluppano e commercializzano prodotti e servizi innovativi in questo settore, sono in Italia 525, 47 solo nel Lazio.
“Assistiamo oggi -ha sottolineato Erino Colombi, presidente Irfi- a una vera e propria trazione digitale: le imprese presenti a questa importante manifestazione dimostrano che l’innovazione non è solo una commodity, un accessorio della manifattura. È la spina dorsale delle nuove imprese, che hanno il digitale nel loro Dna, che reinventano ogni giorno il made in Italy, senza mai perdere di vista la tradizione, in un’alleanza preziosa con i maestri artigiani, con quelli del cibo, della moda, del design, della meccanica di precisione. È così che dai Fab Lab, dalle botteghe, dagli spazi di coworking possiamo attrarre talenti e capitali dall’estero”.
“Le nostre imprese promuovono l’ibridazione della manifattura italiana, per valorizzare la nostra millenaria tradizione. Per farlo serve innestare, nella concezione stessa del fare impresa, le nuove tecnologie di prototipazione e produzione”, ha detto Tiziana Barone, presidente di Cna Comunicazione e Terziario Roma.