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Confartigianato: migranti a lavoro con progetti formativi in terra origine

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Roma, 8 set. (Labitalia) – “Pensare a una ricollocazione degli immigrati nel settore artigianale del mercato del lavoro italiano è piuttosto complesso, meglio pensare a un progetto formativo nella loro terra”. Lo dice a Labitalia il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti. “Se da una parte -spiega- spetterebbe ai singoli territori del Paese dare una risposta concreta a un’eventuale richiesta di lavoro, dall’altra non è detto che possa andare a buon fine”.
“Bisogna, infatti, vedere -chiarisce- che tipo di esperienza formativa ha alle spalle il lavoratore immigrato che si intende ricollocare e, soprattutto, se quel tipo di competenza acquisita può valere anche sul mercato del lavoro italiano”.
“Sicuramente, la soluzione migliore -ammette- sarebbe quella di procedere alla formazione professionale nei paesi di origine, per farli rimanere nella propria terra e dare così l’opportunità di poter ricominciare senza abbandonare la propria patria”.
“Del resto -ricorda il presidente di Confartigianato- la nostra associazione ha sperimentato che erogare un’adeguata formazione sul territorio di origine dell’immigrato può portare risultati positivi”.
“Mi riferisco -continua Merletti- ai progetti portati avanti dal 2000 al 2014 in Etiopia e in Palestina. Confartigianato ha puntato sul lavoro, esportando il modello della micro e piccola impresa italiana in zone dove il lavoro, spesso, è un privilegio riservato a pochi. E i risultati non si sono fatti attendere”.
“Per questo -auspico- credo che per gli immigrati l’aiuto migliore, da parte nostra, possa arrivare dalla formazione lavorativa, realizzata però nella loro terra”.