Home Attualità Costruzioni: Schiavella (Fillea), ripresa timida, strada è lunga

Costruzioni: Schiavella (Fillea), ripresa timida, strada è lunga

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Roma, 24 set. (Labitalia) – Per il settore delle costruzioni si aprono timidi spiragli di ripresa “ma la strada per uscire dalla crisi è ancora lunga, per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno almeno sessant’anni. E vista la debolezza di quei segnali, credo che questa sia una fase di passaggio delicatissima, in cui la capacità di ripresa del settore dipende da cosa il governo sarà capace di mettere in campo per favorirla e da quanto il sistema delle imprese sarà capace di superare i propri limiti strutturali di arretratezza, frammentazione e scarsa capacità innovativa”. E’ quanto ha affermato oggi Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, in occasione della presentazione a Milano del Report Fillea sul settore delle costruzioni, che da dieci anni analizza l’andamento del settore ed elabora gli scenari di sviluppo della produzione.
E allora, che fare per ridare fiato e futuro al settore? Per la Fillea Cgil, c’è una sola strada possibile, e cioè, spiega Schiavella, “liberare risorse pubbliche per rilanciare gli investimenti, rafforzare il sistema delle regole sulla qualità dell’impresa e del lavoro, spingere sull’innovazione di sistema e di prodotto come via maestra per una rivoluzione sostenibile del modello di sviluppo”.
“Ma per far questo – avverte – occorrono innanzitutto investimenti, e nelle varie manovre finanziarie degli ultimi anni continuano ad esserci molti annunci e poche risorse, spesso neanche tradotte in cantieri. Ripartire dalle costruzioni -continua Schiavella- rappresenta la concreta possibilità di ripresa del paese e volano per la ripresa di tutta la nostra economia”.
Ma rilanciare il settore, aggiunge Dario Boni, segretario nazionale Fillea, “non vuole dire aggirare le norme nascondendosi dietro al bisogno di semplificazione, non vuole dire non rinnovare i contratti di lavoro né abbassare i salari oppure ricorrere alla filiera del subappalto per sfuggire ai controlli”.
“Occorre parlarci chiaro anche con il mondo delle imprese, che deve fare un’analisi seria – dice – delle proprie contraddizioni e lacune. Penso all’incapacità del sistema impresa di riconvertirsi ed essere più competitivo, non sulla riduzione dei costi ma sull’innovazione, e penso a una filosofia d’impresa che rimane ancora troppo legata al costruire nuovo, al cementificare”.
“Penso dunque a quel Manifesto degli Stati generali, che indicava una strada precisa: quella della riconversione sostenibile del sistema delle imprese e del modello produttivo, basato sulla qualità a tutto tondo, dell’impresa, del lavoro, del processo e del prodotto”, conclude Boni.