Home Nazionale Cuochi: da Di Vittorio a Michelle Obama, ai tavoli di Giacomo Bulleri la storia/Adnkronos

Cuochi: da Di Vittorio a Michelle Obama, ai tavoli di Giacomo Bulleri la storia/Adnkronos

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Milano, 5 dic. – (AdnKronos) – “La cucina è cambiata molto. Un tempo si mangiava piatti tipici, all’italiana, preparati con tre ore di cottura. Ora si mangia così, piatti espressi, leggeri, senz’arte ne parte”. Si chiama Giacomo Bulleri ma per tutti è solo “Giacomo”. Arrivato sotto il ‘cielo della Madonnina’ negli anni ‘50, in 60 anni di lavoro ha creato il Gruppo Giacomo Milamo, che oggi ospita e ristora i potenti della terra, politici, imprenditori, attori, star dello spettacolo nei Centri dell’Eccellenza Culturale di Milano: da Palazzo Reale, con le sue Mostre, all’Arengario, al Museo del Novecento, con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Nel corso degli anni ha formato oltre 1000 dipendenti che con la storica rivista ‘Critica Sociale’ lo hanno candidato al prestigioso riconoscimento che la città di Milano gli consegnerà il 7 dicembre: l’Ambrogino d’oro.
Nato nel 1925 a Collodi in Toscana, Giacomo cresce in campagna e trascorre l’adolescenza tra le feste nell’aia, i lavori dei campi e la cucina, cuore e fulcro della casa. Con molti sacrifici i genitori lo mandano a studiare a Torino, dove Giacomo impatta con la realtà cittadina. Proprio a Torino, durante la guerra, impara il mestiere del cuoco, tra mille difficoltà, sperimentando i suoi piatti tra un bombardamento e l’altro. Poi, nel ’56 arriva nel capoluogo lombardo.
“All’inizio -racconta all’Adnkronos- a Milano non mi trovavo. Ero abituato a Torino, una città più piccola, più raccolta. Per otto mesi non ho fatto nulla, studiavo la città”. Ma poi “Milano mi ha realizzato. Mi ha insegnato che nella vita ci sono dei passaggi, se uno li sa prendere, se sa cogliere il momento giusto, allora le cose funzionano. E poi Milano mi ha insegnato che bisogna credere nelle cose, fondamentale. Aveva ragione: le cose nelle quali ho creduto -piatti, lavori, amori- sono sempre andate bene. Perchè quando uno ci crede è già alla metà del lavoro. E a Milano sono diventato Giacomo: prima, per tutti, ero solo Giacomino”. Riflesioni che Giacomo ha anche affidato nelle pagine di un libro che ha intitolato “Ricette di Vita” (ed. Bompiani).