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Ebola: virus muta, scienziati al lavoro per capire se è più contagioso

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Milano, 29 gen. (AdnKronos Salute) – Il virus che in Africa occidentale ha scatenato la più grande strage causata dall’Ebola nella storia resta nel mirino degli scienziati, che temono possa essere diventato più contagioso e sono al lavoro per cercare di capirlo. “Sappiamo che il virus sta cambiando molto” e “questo è importante per la diagnosi dei nuovi casi e la terapia. Ma abbiamo bisogno di sapere come Ebola sta mutando per non perdere il passo del nostro nemico”, avverte il genetista Anavaj Sakuntabhai dell’Istituto Pasteur di Parigi, il centro che per primo ha identificato l’epidemia africana lo scorso marzo.
Ad oggi sono state infettate oltre 22 mila persone con quasi 8.800 morti fra Guinea, Sierra Leone e Liberia. Attraverso tecniche di sequenziamento – riporta la Bbc online – gli scienziati francesi stanno analizzando le mutazioni nell’assetto genetico del virus. Per ora hanno esaminato 20 campioni di sangue prelevati da pazienti della Guinea, ma ne stanno aspettando altri 600 da studiare nei prossimi mesi.
Ebola è un Rna-virus che, come quelli dell’influenza o dell’Aids, è campione di trasformismo grazie a un alto tasso di mutazione. Ciò lo rende più abile ad adattarsi e aumenta le chance di una maggiore contagiosità. “Abbiamo visto numerosi casi asintomatici”, riporta Sakuntabhai. Un elemento che preoccupa perché “queste persone sono quelle che potrebbero diffondere meglio il virus”. In altre parole, il germe potrebbe essere diventato meno mortale, ma più contagioso. “Al momento però non sappiamo ancora se sia così”, rassicura il ricercatore. Un altro timore, anche in questo caso non supportato da evidenze, è che l’infezione possa diventare trasmissibile per via aerea. Come il raffreddore o l’influenza.
“Sappiamo che capitano delle infezioni asintomatiche, ma è difficile dire se nell’epidemia in corso sono di più rispetto alle precedenti”, osserva Jonathan Bali, virologo dell’università britannica di Nottingham. Secondo l’esperto potrebbe anche trattarsi di una questione statistica: più persone vengono colpite, come nel caso di questa epidemia record, e più numerosi possono essere i pazienti asintomatici.
Quanto alla possibilità che Ebola possa cambiare anche le modalità di trasmissione, “al momento non è stato fatto abbastanza per studiare l’evoluzione del virus, sia geograficamente che all’interno del corpo umano. Quindi dobbiamo capirne di più”, precisa Noel Tordo, virologo dell’Istituto Pasteur. “Per ora le modalità di trasmissione di Ebola restano le stesse”, cioè il contagio avviene attraverso il contatto con fluidi biologici infetti, “Ma dal punto di vista scientifico è impossibile dire che non cambieranno. Forse sì”, aggiunge l’esperto.
I ricercatori parigini stanno anche cercando di far luce sul perché alcune persone riescono a guarire dall’Ebola (il tasso di sopravvivenza nell’epidemia africana è intorno al 40%), mentre altre no. Questo potrebbe infatti aiutare nello sviluppo di un vaccino. L’Istituto Pasteur sta lavorando a 2 prodotti e la speranza è di cominciare a sperimentarli sull’uomo entro fine anno. Uno, in particolare, potrebbe proteggere sia dall’Ebola che dal morbillo. “Abbiamo imparato che Ebola non è un problema dell’Africa”, ammonisce James Di Santo, immunologo dell’Istituto Pasteur. E “anche se questa epidemia si sta indebolendo e potrà finire – conclude lo scienziato – in natura, ad esempio nei piccoli animali, il virus continuerà a vivere e in futuro potrà tornare a colpire l’uomo. La migliore risposta alla quale possiamo pensare è una vaccinazione globale”.