(AdnKronos) – Ancora molto da fare per la Romania, che sta lavorando all’adesione senza un obiettivo temporale, anche se lo scorso anno il governo ha indicato come data plausibile per il suo ingresso il 2020. La Croazia è sempre stata decisamente favorevole all’ingresso nell’eurozona, ma la crisi finanziaria ed economica ha colpito duramente l’economia di Zagabria, sballando i parametri per l’adesione. Rinvio anche per la Bulgaria e la Repubblica Ceca, il cui orizzonte, al momento, è il 2019. Il deficit eccessivo di bilancio ha posticipato l’ingresso dell’Ungheria a data da destinarsi.
Dopo la bocciatura in un referendum nel 2003, la Svezia sarebbe tenuta ad aderire all’euro ma i sondaggi sono ancora negativi. La Danimarca, nonostante le eccezioni danesi al Trattato di Maastricht, sembrava avviata sul sentiero per aderire alla moneta unica e ancora nel 2007 la maggioranza della popolazione era favorevole all’ingresso nell’euro. La crisi finanziaria e del debito, con il rischio di implosione della valuta europea, ha però raffreddato gli animi e il referendum è stato rinviato.
Infine l’adesione della Gran Bretagna, che ha concordato con Bruxelles la propria esclusione, sembra definitivamente impossibile. E anzi se la procedura di ingresso prevede in teoria tre diversi livelli di approvazione, il Regno Unito entro il 2017 voterà per se dire addio all’Unione europea.