Home Nazionale Fca: Rebaudengo, la ‘rivoluzione’ Pomigliano ha salvato presenza in Italia /Adnkronos (2)

Fca: Rebaudengo, la ‘rivoluzione’ Pomigliano ha salvato presenza in Italia /Adnkronos (2)

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(AdnKronos) – (Adnkronos) – Eppure, Pomigliano prima e Mirafiori poi, hanno provocato forti divisioni nel fronte sindacale, con la Fiom, fuori dalle fabbriche per la mancata firma delle intese, sottoscritte invece da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri. ”Quell’accordo – dice – è stato in effetti di forte cambiamento e insieme di forte continuità per il sindacato, a cui affida un ruolo ben preciso: riconoscendo che gli interessi dei lavoratori possono coincidere con quelli aziendali, assume un ruolo di responsabilità ed è chiaro che chi lo ha criticato, ossia la Fiom, non voleva prendersi la responsabilità di condividere le scelte aziendali. Rientra nella logica della Cgil che da Sergio Cofferati in poi ha scelto di evitare il più possibile gli accordi perchè pensa di ottenere qualcosa in più nel prosieguo di un’estenuante trattativa, e in ogni caso più visibilità”.
“Non critico e non giudico – prosegue l’ex responsabile delle relazioni industriali Fiat – tuttavia nella situazione economica attuale il sindacato, credo, dovrebbe un po’ dimenticare il ruolo storico di pura rivendicazione. Del resto, le relazioni sindacali non si fanno per ideologia ma per questioni economiche: a Pomigliano il cambiamento non è stato dettato da un disegno ideologico, è venuto in itinere. Quando ci siamo accorti che con certe regole la situazione non era piu’ gestibile abbiamo deciso di ricominciare da capo, disdettando gli accordi”.
E in questo senso va letta anche l’uscita di Fiat da Confindustria. “Non è stata una volontà di spaccare – sottolinea – ma una conseguenza inevitabile: ci siamo detti che di fronte ad un sistema che non ci proteggeva, dovevamo costruircene uno nostro. Dopotutto il meccanismo della rappresentanza è saltato un po’ ovunque, dalle aziende al sindacato. Anche se il sindacato-movimento, tipico degli anni ’70, che si vede principalmente nella Fiom, non ha perso ancora quel dna”. (segue)
(Adnkronos) – Il sindacato, a questo punto, ha ancora un ruolo? ”Si, ma quello che viene rappresentato da certi sindacalisti lo snatura. Il sistema delle imprese non è così attento da poterne fare a meno ma c’è bisogno – evidenzia Rebaudengo – di un sindacato più attento alle esigenze dell’andamento dell’economia, del mercato e del lavoro, che sappia esprimere il proprio potere non solo con il condizionamento ma con l’intelligenza, con una visione di futuro. Qualcuno lo ha capito, in Fiat è stato così per la maggior parte delle organizzazioni, la Fiom, invece, è rimasta schiava delle proprie strutture”.
“Ma per gestire questo momento storico serve un quadro di riferimento nuovo – continua Rebaudengo – la nostra parte l’abbiamo fatta con l’applicazione dell’Ergo-Uas e del Wcm (World class manifacturing), la nuova organizzazione del lavoro in fabbrica. E’ stata una vera rivoluzione perchè si e’ realizzato il cambiamento con le migliori condizioni di lavoro possibile. E mi sembra che lavoratori lo abbiamo capito”.
Da Matteo Renzi, dunque, con la riforma del lavoro e il Jobs Act arriva una speranza? “Renzi ha imposto un cambiamento del linguaggio, un modo diverso di vedere i problemi, ma da qui a vedere la trasformazione in una normativa che sia veramente efficace…bisogna vedere cosa verrà scritto – chiosa Rebaudengo – certo la normativa sul contratto a termine è pratica, concreta, un passo in avanti, ma c’è una cosa che manca, la coerenza con le vecchie norme. Il vero cambiamento sarebbe quello che abbiamo fatto noi, disdettando un accordo e facendone uno nuovo. Il legislatore – conclude – deve dire che in presenza di una nuova legge, tutto ciò che è in contrasto con le precedenti, va sostituito con le nuove norme, altrimenti – conclude – si lascia alla magistratura la possibilità di interpretare qualsiasi cavillosità”.