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Federcostruzioni: in 6 anni persi 650mila posti di lavoro

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Bologna, 14 ott. – (Adnkronos) – Ben 650mila posti di lavoro persi nel comparto edile negli ultimi 6 anni, dal 2008 al 2014. Si tratta di 2.077 posti in meno a settimana. Un valore della produzione calato di 125 miliardi di euro (-29,2%) nello stesso periodo. Sono i drammatici dati del rapporto 2015 di Federcostruzioni, presentati oggi al Saie di Bologna, dal presidente dell’associazione Rudy Girardi, e dal docente di economia presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance di Roma Luigi Guiso, alla presenza del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.
L’analisi, frutto della collaborazione tra 17 centri studi e 80 associazioni di categoria in rappresentanza di oltre 30mila imprese, ha messo in luce le previsioni aggregate di un comparto che nel 2014 pesava in termini di valore della produzione oltre 403 miliardi di euro e circa 2,6 milioni di posti di lavoro (il 12% dell’occupazione nazionale).
Solo nel 2014, si legge nel Rapporto 2015 di Federcostruzioni, la filiera delle costruzioni ha perso 125mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente (-4,6%) con una perdita della produzione del 3% in termini reali e del 3,5% in valore. Si tratta, comunque, di una perdita modesta rispetto ai cali degli anni precedenti, ma più elevata del calo rilevato dalla produzione nazionale nello stesso periodo. Il settore è dunque ancora in perdita, ma per il futuro ci sono segnali di una frenata della flessione. Una dato che alimenta un cauto ottimismo da parte degli addetti ai lavori.
La perdita più consistente nel periodo di crisi riguarda le costruzioni in senso stretto, comparto trainante dell’intero sistema (-75 mld, pari al -27% rispetto ai livelli iniziali). In termini relativi le flessioni più significative di produzione si registrano per la siderurgia (-40%), l’industria macchine per il movimento terra (-45%), il cemento e il calcestruzzo (-50%), il commercio di macchine per il movimento terra, da cantiere e per l’edilizia (-65%) e i laterizi (-70%).
Ad arginare, seppure in parte, le perdite produttive in questi anni di crisi della domanda interna sono state le esportazioni. Per i settori che hanno scambi con l’estero (3 settori su 4 esportano) a fronte di una diminuzione della produzione del 29,2% nel periodo della crisi, si registra una crescita delle esportazioni del 23% nel periodo 2009-2014 (nel 2008 le esportazioni segnarono una pesante caduta cui ha fatto seguito un periodo di crescita ininterrotta).
Inoltre, a fronte di un’attività di esportazione di un certo rilievo, i flussi di importazione risultano di modesta entità. Le due opposte dinamiche export-import si traducono in un vantaggio per la bilancia commerciale che nel 2014 ha sfiorato i 30 miliardi di euro (nel 2008 era di 26,1 mld).
(Adnkronos) – Le previsioni per il 2015 e il 2016 sono improntate ad un cauto ottimismo dovuto ai segnali positivi di allentamento della crisi in atto e che si collocano in un quadro generale in netto e continuo miglioramento. Si passa infatti da -9,5% del 2012 a -5,7% del 2013 a -3,0% del 2014 ad una previsione di -0,5% per il 2015 e di -0,1% per il 2016.
“Seppure dal 2014 emerge un quadro tutt’altro che positivo, si prefigura uno scenario di ripresa che appare realisticamente all’orizzonte dei prossimi anni”. Ha sottolineato il presidente di Federcostruzioni, Rudy Girardi, commentando il rapporto. “Infatti – ha continuato – nonostante il 2015 segni un andamento produttivo in lieve riduzione, dovrebbe prefigurare il punto di partenza per il ritorno a ritmi di crescita”. “Di tutti i posti di lavoro persi durante la crisi, oltre il 50% è stato perso nel settore delle costruzioni” ha affermato l’economista Guiso, spiegando che “si profila un recupero lento” specie “in assenza di interventi significativi e di lunga lena”.
Secondo le stime del docente, infatti, ipotizzando una crescita del settore del 3% l’anno ci vorranno 11 ani per ritornare ai livelli pre-crisi. “Tutto questo – ha concluso Guiso -ha due implicazioni: per l’economia italiana nel suo complesso sarà difficile potersi riprendere senza una piena ripresa del settore delle costruzioni”; dall’altro canto “per il settore delle costruzioni, una ripresa solida e ragionevolmente rapida richiede interventi da parte del Governo molto coraggiosi”.