Home Nazionale Fi, Berlusconi resta tentato da cambio sede, ma per ora nessuna disdetta

Fi, Berlusconi resta tentato da cambio sede, ma per ora nessuna disdetta

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Roma, 19 apr. (AdnKronos) – In tempi di crisi e tagli al finanziamento pubblico, l’allarme conti costringe Forza Italia a stringere sempre di più i cordoni della borsa. In questi giorni continua a circolare la voce che Silvio Berlusconi stia pensando di chiudere la sede nazionale di piazza San Lorenzo in Lucina di circa 2500 matri quadrati, considerata troppo costosa per le casse del partito. Fonti azzurre confermano all’Adnkronos che l’ipotesi di smobilitare l’attuale quartier generale azzurro nel centro storico di Roma, a pochi metri da piazza Montecitorio, resterebbe tutt’ora concreta, ma la disdetta del contratto di locazione ancora non sarebbe stata firmata.
La pratica è nelle mani del tesoriere unico, Mariarosaria Rossi. Tutte le mensilità dell’affitto, assicurano fonti forziste, sono state regolarmente pagate fino a febbraio e si provvederà a saldare anche quella di marzo. Si sta cercando, intanto, un’altra sistemazione, meno onerosa (anche per per i costi della manutenzione) e più operativa, ma tempi e modi di un’eventuale cambio sono ancora tutti da stabilire. Nell’ottobre scorso c’è stata la disdetta della locazione degli oltre 300 metri quadrati dell’appartamento al terzo piano di palazzo Fiano-Almagià, riservati agli uffici dell’amministrazione, con il conseguente trasloco di una trentina di dipendenti al primo piano, dove sono sistemati i vertici del partito, ma anche alcuni deputati e senatori.
Il contratto di locazione (un 6+6) della sede nazionale, che è stato firmato nei primi giorni del dicembre 2013, prevede un canone complessivo di quasi 80 mila euro al mese (960 mila euro l’anno rispetto ai quasi 2 milioni di euro spesi per la location storica di via dell’Umiltà) e includeva anche l’affitto del terzo piano pari a 20mila euro al mese, ora smobilitato.Altro nodo da sciogliere è quello dei debiti verso i fornitori, legato al fatto che gran parte delle risorse per pagarli dovrebbe arrivare dalle quote non versate al partito dagli ‘eletti’ (dai parlamentari nazionali ed europei ai consiglieri regionali azzurri).