Home Nazionale Giovane australiano si fa esplodere in Iraq, nel suo blog le ragioni che lo hanno spinto al martirio

Giovane australiano si fa esplodere in Iraq, nel suo blog le ragioni che lo hanno spinto al martirio

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Sydney, 12 mar. (AdnKronos) – Sarebbe morto in un attentato suicida in Iraq Jake Bilardi, il diciottenne australiano conosciuto come il ‘jihadista bianco’ che l’estate scorsa ha lasciato il suo paese per unirsi allo Stato islamico. Il giovane, noto come Abu Abdullah al Australi, si sarebbe fatto saltare in aria in una serie coordinata di attentati suicidi a Ramadi, nella provincia di Anbar, che ha visto l’impiego di diversi veicoli-bomba affidati a jihadisti provenienti da Uzbekistan, Russia, Siria, Egitto, Belgio e Marocco.
La notizia, diffusa dall’apparato propagandistico del gruppo estremista, deve ancora essere confermata dalle autorità di Sidney. “Se la notizia fosse confermata, questo sarebbe un altro tragico esempio di un giovane australiano tentato da una morte violenta e senza senso da un’organizzazione terroristica brutale il cui intento è imporre sofferenza e miseria, non solo in Iraq e la Siria, ma anche altrove”, ha detto ai giornalisti il ministro degli Esteri Julie Bishop. Intanto un’immagine diffusa oggi sembra mostrare Bilardi seduto in un furgone bianco riempito d’esplosivo. Nella didascalia il suo nome arabo e la frase: “Dio lo accetti”.

Studente originario di Melbourne, il 18enne si è convertito all’Islam dopo la morte della madre nel 2012. A metà dello scorso anno ha abbandonato la scuola e ha comprato un biglietto di sola andata per Istanbul e da qui, come dimostrano diversi documenti, sarebbe arrivato in Siria.
Al momento del sua arrivo in territorio Is, il gruppo militante ha salutato il suo arruolamento come “un grande colpo” e i media britannici lo hanno soprannominato il “jihadista bianco della Gran Bretagna”. Successivamente è emerso che non si trattava di un cittadino inglese, ma di un ragazzo australiano che frequentava il “Craigieburn Secondary College”, interessato alla politica e al giornalismo. Secondo quanto riferisce la Bbc, nell’abitazione di Bilardi sono stati trovati ordigni esplosivi rudimentali e in un blog poi rimosso da internet il teenager avrebbe minacciato di compiere attentati terroristici in Australia. Ma su questo particolare il ministro Bishop non ha rilasciato dichiarazioni.
Ma cosa ha spinto Jake Bilardi a lasciare tutto per andare a morire in Medio Oriente sotto le bandiere dell’Is? Una risposta la potrebbe fornire l’ultimo post del suo blog dal titolo “Da Melbourne a Ramadi: il mio viaggio”, in cui il 18enne descrive la sua imminente missione suicida e “racconta la sua storia”, dando uno spaccato della sua ideologia contorta. “Con la mia operazione di avvicinamento al martirio, voglio raccontarvi la mia storia, come sono arrivato ad essere da uno studente di scuola di una benestante Melbourne a un soldato del Califfato pronto a sacrificare la mia vita per l’Islam a Ramadi, in Iraq. Molte persone in Australia, probabilmente pensano di conoscere la storia, ma la verità è qualcosa che è rimasto tra me e Allah fino ad ora”.
Bilardi inizia quindi a raccontare della propria infanzia nei quartieri operai della periferia di Melbourne, che “nonostante i suoi alti e bassi, era molto confortevole. Mi sono trovato ad eccellere nei miei studi, così come avevano fatto i miei fratelli, e sognavo di diventare un giornalista politico”. All’inizio il suo desiderio era quello di “viaggiare in paesi come l’Iraq, la Libia e l’Afghanistan per raccontare la situazione di queste terre. Ma è stato proprio studiando le invasioni e le occupazioni in Iraq e in Afghanistan, che è nato il mio disprezzo per gli Stati Uniti e per i suoi alleati, tra cui l’Australia, e il mio rispetto per i mujahideen, che poi crebbe e sfociò in un amore per l’islam, che mi ha portato fino allo Stato Islamico”.
Temendo di essere rintracciato dai servizi australiani che avrebbero impedito la sua partenza per il Medio Oriente, il giovane afferma di aver “iniziato ad elaborare di un piano B che prevedeva una serie di attentati a Melbourne, per colpire soprattutto consolati stranieri e obiettivi politico-militari, ma anche attacchi a centri commerciali e caffetterie che si sarebbero conclusi con un attacco kamikaze da portare a termine con una cintura esplosiva tra i non credenti. Mi sono però reso conto che l’acquisto di prodotti chimici e altri materiali per fabbricare le bombe avrebbero insospettito le autorità. Ho così aspettato il momento giusto per lasciare il pese inosservato”.
Senza rivelare informazioni sensibili su come è entrato nei territori dello Stato islamico, Bilardi descrive poi il momento in cui ha raggiunto la città di Jarablus, nella provincia di Aleppo. “Quando i miei occhi hanno visto la bandiera nera del Tawhid svolazzare sopra la città, ho sentito una gioia che non avevo mai sperimentato prima. Tutto sembrava surreale, ero finalmente nel Califfato. In quel momento non ho potuto fare a meno di ricordare quando, pochi anni prima, mi dicevo che ci sarebbe stato un giorno in cui mi sarei battuto per rovesciare il sistema democratico. Quel giorno era arrivato”.
Il 18enne afferma quindi che dopo aver riposto la “sua fiducia in Allah”, si è ‘offerto’ per un ‘operazione di martirio’ a Baiji, nella provincia di Salaheddine, in Iraq. Ma, non essendo andata a buon fine il destino lo ha portato nella grande città ancora di Ramadi, capitale della provincia di Anbar. “Ed è qui che mi siedo oggi, aspettando il mio turno per stare davanti ad Allah e sognando di essere tra le sue migliori creazioni nella sua Jannah (paradiso)”.
“Credo – conclude Bilardi – di essere stato sempre destinato a stare qui come un soldato dell’esercito di Shaykh Abu Musab al-Zarqawi (che Allah abbia misericordia di lui) considerando il grande rispetto che avevo per lui anche prima di aderire all’Islam. Possa Allah accettarlo tra i migliori shuhadah (martiri) e mi permetta di sedere accanto a lui nei più alti ranghi della Jannah…”