Home Nazionale Giustizia: no dei pm a legge responsabilità civile ‘E’ un’intimidazione’/Adnkronos

Giustizia: no dei pm a legge responsabilità civile ‘E’ un’intimidazione’/Adnkronos

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Palermo, 25 feb. (AdnKronos) – “Un’intimidazione per i magistrati”, “mina la serenità e l’indipendenza dei giudici”, e ancora “una legge che paralizza l’azione dei magistrati”. La norma sulla responsabilità civile dei giudici approvata nella tarda serata di ieri dalla Camera non va proprio giù ai diretti interessati, i togati. Che sparano a zero contro la legge che cambia le regole sulla responsabilità civile dei magistrati. Un ddl approvato con 265 sì, 51 no e 63 astenuti. Con l’astensione di Lega, Fi, Sel, Fdi e Alternativa Libera. E il no del M5S. Ma se per il ministro della Giustizia Andrea Orlando è “un passaggio storico” perché “la giustizia sarà meno ingiusta e i cittadini saranno più tutelati”, sembra proprio che i magistrati non l’abbiano presa bene. Come quelli siciliani. “Una norma del genere ce l’aspettavamo da un governo diverso, non da un governo di centrosinistra come quello di Renzi”, lamenta Renato Di Natale, procuratore capo di Agrigento. Di Natale teme, in particolare, che la legge possa “paralizzare l’azione dei magistrati”.
”Mi auguro che questa norma non renda meno attivi i magistrati -spiega il procuratore di Agrigento- può anche accadere che i pm o i giudici, nel timore di sbagliare, si possano rifugiare nell’inazione. Ma noi accettiamo tutte le norme approvate dal Parlamento”. Ribadisce, poi, che la legge è stata approvata da un governo di centrosinistra: ”Mi sorprende -dice Di Natale- temo soprattutto che i magistrati più giovani possano avere paura di sbagliare e quindi preferiscano la non attività”. Di Natale si dice, però, in disaccordo con l’Associazione nazionale magistrati che ieri, a caldo, aveva affermato che la legge ”è un atto contro i magistrati”.
”Non sono affatto d’accordo -dice Di Natale- non credo che sia una norma contro i giudici. Ma, ribadisco, che può paralizzare l’azione dei magistrati. Un timore che aveva, più di 20 anni fa, il giudice Rosario Livatino”, il magistrato ucciso da Cosa nostra a Canicattì. ”Livatino -spiega Di Natale- già nel ’90 paventava questo rischio. Mi auguro che non sia stato un facile profeta”. E quando gli si chiede un esempio pratico, il procuratore sottolinea: ”Se so che devo emettere un provvedimento contro un gruppo di potere, forte, temendo che in futuro possano fare un’azione di risarcimento, ci penso su due volte”.