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India, il porno online è salvo: al bando solo siti pedopornografici

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Nuova Delhi, 5 ago. (AdnKronos) – E’ durato appena due giorni il giro di vite del governo indiano contro la pornografia sul web. Secondo quanto reso da un funzionario, il ministero della comunicazione e dell’IT, che venerdì scorso aveva annunciato la decisione di mettere al bando 857 siti a luci rosse, ha chiesto ai fornitori di servizi Internet di ripristinare l’acccesso agli utenti, specificando che continueranno a rimanere bloccate soltanto le piattaforme che ospitano pornografia infantile.
Tuttavia, gli operatori della Rete hanno detto che la direttiva è irragionevole. “Come può il governo darci la responsabilità di per verificare se un sito web contiene pornografia infantile o no?,” ha detto il capo dell’India Internet Service Providers Association al Times of India.
Il dietrofront è arrivato al termine di una riunione indetta dal ministro Ravi Shankar Prasad per rivedere la decisione presa per “proteggere il tessuto culturale del paese”, ma che aveva scatenato un coro di critiche perché considerata lesiva delle libertà individuali sancite dalla Costituzione indiana.
Tra le voci che si erano levate contro la “politica moralista” del governo c’è stata anche quella dello scrittore Chetan Bhagat, che in un tweet aveva chiesto di “non vietare il porno, ma vietare agli uomini di molestare, abusare, umiliare e violentare le donne. Di vietare il non consenso, non il sesso”. Mentre sull’abolizione del divieto ha scritto: “Sono contento, la libertà individuale non è stata compromessa”.
L’India ha 350 milioni di utenti di Internet, dietro solo alla Cina. Il numero è destinato a crescere a 500 milioni entro il 2017, secondo l’Internet and Mobile Association of India. E per alcuni analisti i crimini contro le donne e i bambini sono influenzati dalla proliferazione di siti porno, che si stima siano circa 40 milioni. Lo scorso mese di luglio la Corte Suprema indiana, pur respingendo la richiesta di mettere al bando i siti a luci rosse perché non si può interferire in quello che gli adulti fanno nelle loro stanze, aveva criticato l’incapacità del governo di bloccare i siti con materiale pedopornografico, invitandolo a studiare misure efficaci.