Home Nazionale Iran, ex portavoce della Coalizione siriana: “L’accordo danneggia anzitutto la rivoluzione”

Iran, ex portavoce della Coalizione siriana: “L’accordo danneggia anzitutto la rivoluzione”

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Beirut, 7 apr. (AdnKronos/Aki) – “La rivoluzione siriana è la prima a essere danneggiata” dall’accordo di principio sul nucleare iraniano firmato la settimana scorsa a Losanna. E’ questa l’opinione di Louay Safi, oppositore siriano ed ex portavoce della Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell’opposizione all’estero al governo di Bashar al-Assad. In un’intervista ad Aki-Adnkronos International, Safi spiega che l’accordo raggiunto “impone all’Iran un regime di controllo complesso che limita fortemente la sua capacità di utilizzare i suoi reattori per sviluppare armi nucleari”.
Tuttavia, allo stesso tempo “elimina totalmente l’embargo commerciale imposto anni fa, permettendo a Teheran di vendere quantità molto maggiori di prima della sua risorsa principale, il petrolio”. Questo, aggiunge l’oppositore, “incrementerà le sue entrate aumentando la liquidità a disposizione del governo di Teheran, che la impiegherà per sostenere il suo intervento militare in Siria”, operazione che nei tre anni passati è costata all’Iran “34 miliardi di dollari”.
“I grandi capitali che il governo iraniano spende nella regione araba per sostenere le milizie sciite sono la ragione principale per cui l’Iran ha accettato un accordo che le vieta di sviluppare l’arma nucleare”, sottolinea Safi, secondo cui Teheran si è trovata di fronte a due opzioni. “La prima, proseguire il progetto di ottenere l’arma nucleare e abbandonare il regime del presidente siriano Bashar al-Assad, la seconda abbandonare temporaneamente il progetto nucleare per sostenere il regime di Assad, che si è trasformato in un apparato di sicurezza totalmente dipendente da Teheran, che gestisce come vuole”.
Alla fine “l’Iran ha scelto la strategia che le permette di ampliare il suo raggio d’influenza in Medio Oriente e di dominare la regione attraverso i gruppi armati sciiti in Iraq, Siria, Libano e Yemen e che rappresentano la testa di ponte dell’espansione iraniana nella regione araba”, continua Safi. In tal senso, “la rivoluzione siriana è la prima ad essere danneggiata dall’accordo proprio per queste ragioni, ma questo non significa necessariamente che l’Iran sarà in grado di fermare l’avanzata delle forze rivoluzionarie armate contro il regime di Assad”, dice Safi.
Quel che è certo è che “con questo accordo le sofferenze dei siriani dureranno più a lungo e ogni speranza di accelerare la caduta del regime e liberare finalmente il popolo siriano dai suoi crimini dipende ormai dalla creazione di un’alleanza regionale che sostenga realmente la rivoluzione e che veda in testa l’Arabia Saudita”, afferma Safi.
L’oppositore esclude che l’Iran rispetterà effettivamente l’accordo: “Naturalmente l’Iran non ha rinunciato totalmente al suo progetto nucleare, importante per Teheran al fine di divenire una potenza militare mondiale”. L’accordo “servirà una necessità transitoria”, ossia quella di “incrementare la forza e l’influenza iraniane”, laddove Teheran “potrà facilmente ritirarsi dall’accordo in futuro, nel momento in cui le circostanze internazionali saranno favorevoli”, conclude Safi.