Home Nazionale La ricerca, per 60% giovani nessuna attività associativa

La ricerca, per 60% giovani nessuna attività associativa

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Roma, 15 lug. (Labitalia) – Giovani distanti dall’associazionismo perché il 60,7% tra i 16 e 34 anni dichiara di non partecipare ad alcuna attività associativa, con percentuali simili (61,3%) anche per i giovani tra i 16 e i 24 ani. Giovani immersi per lo più in una dimensione individualistica e familistica, e per i quali la creazione di una start up rappresenta spesso un’importante occasione di socializzazione.
E’ quanto emerge dalla nona edizione del Rapporto Generare Classe Dirigente, realizzata da Fondirigenti e Luiss Guido Carli e presentata questo pomeriggio, a Roma, presso Luiss Enlabs. Il Rapporto quest’anno si focalizza sulla dimensione sociale delle giovani generazioni, indagando il loro rapporto con i luoghi della socializzazione. L’analisi, che si pone in termini di continuità rispetto al Rapporto precedente, approfondisce le cosiddette ‘soft skills’ dei giovani italiani – futura classe dirigente – vale a dire la capacità di relazionarsi con le persone e i luoghi tipici della vita adulta.
Lo studio evidenzia come il 45,8% dei 16-34enni sostenga di non partecipare con una certa continuità ad alcun gruppo spontaneo (cerchia di amici, attività sportiva, colleghi di lavoro, volontariato). Di contro, il 39,3% dei giovani tra i 16 e 34 anni sostiene di partecipare in qualche modo ad attività associative, meno i 16-17enni (33,1%), significativamente di più i 18-24enni (42,2%) e un po’ di più i 25-34enni (38,7%).
Le associazioni vengono concepite come luoghi nei quali far riscoprire il valore dello stare insieme o nei quali perseguire scopi comuni che da soli è difficile o impossibile raggiungere. Si tratta di un associazionismo spontaneo, proveniente dal basso, privo di gerarchie.
Un giovane su quattro dichiara di non sentirsi rappresentato da alcun soggetto se non dalla cosiddetta ‘cerchia ristretta’, costituita dalla propria famiglia (55,0%), da se stesso (49,1%) o dal gruppo di amici (25,9%). Infatti, solo il 35,8% dei giovani 16-34enni riconosce che le associazioni (imprenditoriali e sindacali) servono a rappresentare gli interessi degli iscritti presso le istituzioni e nella società.
Esiste poi una socializzazione che deriva dalle attività inerenti alla costituzione, e all’eventuale seguente lancio, di una propria start-up: il 5,8% dei 16-34enni dichiara di avere un progetto in corso o di aver messo già in piedi l’azienda, mentre un 20,4% è orientato in tal senso masi trova in una fase in cui non sa da dove cominciare. La percentuale di coloro che sono attivamente impegnati in questa direzione sale per i 25-34enni (8,1% contro una media del 5,8%), segno che il clima di questi anni spinge i giovani all’auto imprenditorialità, soluzione rischiosa ma che rappresenta una modalità attraverso cui si manifesta la voglia di farcela.
La relazionalità reale appare più importante di quella virtuale. Il 30% della giornata di un giovane è di tipo virtuale (tv, radio, smartphone, internet), per il resto si tratta di relazionalità reale alla quale viene attribuito un significato più importante rispetto alla costruzione di rapporti ‘liquidi’ e intangibili: infatti tre quarti dei giovani intervistati riconoscono che passare troppo tempo su Internet non aiuta a sviluppare rapporti sani e reali con le persone.
“La fotografia restituita dal Rapporto evidenzia la necessità di arricchire la preparazione scolastica e universitaria, con l’acquisizione di nuove competenze, messe a fattor comune. Insegnare ai ragazzi ad essere curiosi, a saper lavorare in gruppo e a sviluppare capacità relazionali, è uno degli obiettivi che la Luiss da sempre persegue per la formazione della futura classe dirigente del Paese”, ha detto Luigi Serra, vicepresidente esecutivo Luiss
“Il Rapporto di quest’anno getta le basi per dare vita a un intervento formativo di alto profilo, rivolto ai giovani e ai meno giovani sui temi della responsabilità e delle competenze manageriali. Crediamo che i tempi siano maturi per creare un acceleratore per i manager del domani”, ha dichiarato Renato Cuselli, presidente Fondirigenti.
“Un percorso formativo, una palestra dove junior e senior siano fianco a fianco nella riflessione sui temi affrontati in questi anni, dagli elementi fondanti della classe dirigente, fino alle competenze necessarie per far fronte alle sfide del nuovo mondo, per giungere all’imprescindibile necessità di occuparsi, come classe dirigente, del bene comune, in un ritrovato equilibrio tra dimensione personale e dimensione sociale”, ha aggiunto.
Il Rapporto Generare Classe Dirigente è realizzato da Fondirigenti e Luiss Guido Carli con la collaborazione di ItaliaCamp. All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri: Nadio Delai, presidente di Ermeneia, Antonio La Spina, ordinario di Sociologia all’Università Luiss Guido Carli, Fabrizio Sammarco, founder di ItaliaCamp, mentre Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria è intervenuto con un contributo video.