Home Attualità ‘La salute prima di tutto’, la Nfl fa i conti con ritiri a sorpresa

‘La salute prima di tutto’, la Nfl fa i conti con ritiri a sorpresa

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San Francisco, 17 mar. (AdnKronos) – “Voglio pensare alla mia salute”. Un altro ritiro a sorpresa e la National Football League perde un altro giocatore che rinuncia alla carriera e ai milioni di dollari per tutelare la propria vita ‘normale’. Chris Borland, 24enne linebacker dei San Francisco 49ers, ha deciso di appendere il casco al chiodo dopo una sola stagione tra i professionisti. La decisione, che il giocatore ha annunciato in un’intervista alla Espn, è destinata a diventare uno spartiacque nella lega numero 1 al mondo.
Borland, uno dei migliori rookie in difesa nel 2014 con 124 placcaggi all’attivo, ha detto stop quando aveva l’opportunità di raggiungere il top. Una maglia da titolare a portata di mano, bonus economici, fama. Tutto questo, però, passa in secondo piano: “Voglio solo fare il meglio per la mia salute. In base alle ricerche che ho fatto e in base a quello che ho vissuto, non credo ne valga la pena. Mi sento bene, come al solito. Voglio una vita lunga e sana, non voglio problemi neurologici e non voglio morire giovane”, ha aggiunto.
Il passo indietro di Borland è arrivato a pochi giorni dal ritiro annunciato da un altro linebacker dei 49ers. Patrick Willis, simbolo della franchigia californiana, ha chiuso la carriera a 30 anni. Fermo dallo scorso autunno per un problema al piede, Willis ha deciso di fermarsi definitivamente per dedicarsi ad altro: “I piedi che mi hanno permesso di arrivare fin qui -ha detto- ora non mi permettono di offrire il rendimento che sento di dover garantire”.
Scelte simili sono state fatte, negli stessi giorni, da Jason Worilds (27enne linebacker di Pittsburgh) e da Jake Locker (26enne quarterback di Tennessee). La vicenda di Borland ha riacceso prepotentemente i riflettori sulle conseguenze legate ai traumi con cui ogni giocatore convive durante la carriera.
I danni provocati dall’Encefalopatia Traumatica Cronica hanno spinto moltissimi ex giocatori, circa 4500, a chiedere alla lega un maxirisarcimento, nell’ordine di centinaia di milioni, in un lungo contenzioso legale. Adesso, ci sono atleti che a nemmeno 30 anni decidono di fermarsi. Per Donté Stallworth, ex ricevitore, “il ritiro di Borland è solo il primo. Ce ne saranno altri”.
Il football professionistico continua ad essere il sogno di milioni di ragazzi che, dopo il college, sognano un contratto nella NFL. Una crisi di vocazioni, insomma, va esclusa in un’industria da quasi 10 miliardi di dollari a stagione. Chi resta in campo, però, non può evitare di porsi domande. “Non posso biasimare Borland. Le sue preoccupazioni sono reali. E’ da uomini veri prendere la decisione più logica”, dice Chris Long, defensive end di St. Louis.
Bobby Wagner, linebacker di Seattle, tira dritto: “Senza offesa, ma io giocherò finché non ne sarò più in grado. Amo troppo questo sport”. Parole diverse rispetto a quelle di Tom Crabtree, 29enne tight end tagliato ad ottobre dai New Orleans Saints: “Vado nel panico quando non ricordo un nome o dimentico dove ho messo le chiavi. Cose che capitano a tutti, ma il timore di danni cerebrali è sempre lì”.