Home Nazionale La scienza del disegno di Piero della Francesca in mostra a Palazzo Magnani

La scienza del disegno di Piero della Francesca in mostra a Palazzo Magnani

0

Roma, 12 feb. (AdnKronos) – Tre mesi e cento opere per scoprire i segreti di Piero della Francesca, l’artista più enigmatico del Rinascimento. E’ quanto offre l’allestimento ‘Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza’, a Palazzo Magnani di reggio Emilia dal 14 marzo al 14 giugno prossimi. La mostra sarà presentata ufficialmente dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, martedì prossimo, 17 febbraio, nella sede del Mibact alle 11, con il presidente della Fondazione Magnani, Iris Giglioli, e i curatori Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro e Luigi Grasselli.
Nell’occasione saranno presentati in anteprima assoluta i risultati inediti della Biblioteca digitale tematica sui Codici del ‘De prospectiva pingendi’, realizzata a cura del Museo Galileo di Firenze, e delle animazioni tridimensionali di alcuni disegni dello stesso Codice a cura di Imago rerum team/Università Iuav di Venezia/dCP Dipartimento Culture del Progetto. Le cento opere che saranno proposte a Palazzo Magnani vedranno accanto al Maestro di Sansepolcro i grandi protagonisti della teoria e della pratica del disegno prospettico e architettonico dei secoli XV-XVI: Lorenzo Ghiberti, Leon Battista Alberti, Ercole de’ Roberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Francesco di Giorgio, Albrecht Dürer, Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi, Amico Aspertini, Michelangelo, e molti altri.
Attorno a Piero della Francesca aleggia da sempre un’aurea di mistero e di enigmaticità dovuta sia ai pochi documenti che lo riguardano, sia alla singolarità del suo linguaggio espressivo che coniuga, magicamente in equilibrio perfetto, la plasticità e la monumentalità di Giotto e Masaccio con una straordinaria capacità di astrazione e sospensione. Una essenzialità e purezza di forme che trovano fondamento nei suoi interessi matematici e geometrici mirabilmente espressi nei trattati che ci ha lasciato: l’’Abaco’, il ‘Libellus de quinque corporibus regularibus’, il ‘De Prospecitva pingendi’ e il da poco scoperto ‘Archimede’. Ed è proprio su questi preziosi testimoni dell’opera scritto-grafica di Piero, in particolare sul ‘De prospectiva pingendi’, che la mostra di Palazzo Magnani prende corpo.
La mostra presenta la figura del grande Maestro di Sansepolcro nella sua doppia veste di disegnatore e grande matematico: Per l’occasione sarà riunito a Palazzo Magnani, per la prima volta da mezzo millennio, l’intero corpus grafico e teorico di Piero della Francesca: i sette esemplari, tra latini e volgari, del ‘De Prospectiva Pingendi’ (conservati a Bordeaux, Londra, Milano, Parigi, Parma, Reggio Emilia) i due codici dell’’Abaco’ (Firenze), il ‘Libellus de quinque corporibus regularibus’ (Città del Vaticano) e l’’Archimede’ (Firenze). Ma la mostra non è solo l’occasione, prima e unica, per ammirare tutte insieme le opere grafiche di Piero della Francesca, è anche un viaggio straordinario nel Rinascimento, unicità italiana che ha influenzato per secoli l’arte e il sapere producendo i più grandi capolavori, oggi icone insuperate, della cultura figurativa mondiale e dell’immaginario collettivo.
Un viaggio, commentato nell’audioguida da Piergiorgio Odifreddi, condurrà il visitatore tra le opere grafiche e pittoriche del maestro (sarà esposto il suo magnifico affresco staccato del ‘San Ludovico da Tolosa’ del Museo di Sansepolcro) e tra i capolavori pittorici e grafici di altri grandi maestri del XV e XVI secolo, opere concesse in prestito da prestigiose istituzioni italiane e straniere. Fulcro dell’esposizione è l’esemplare del ‘De Prospectiva Pingendi’ della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, uno dei più importanti testimoni della fondamentale opera prospettica di Piero della Francesca. Il manoscritto, opera di un copista, reca numerose correzioni, note marginali ed estese aggiunte di mano di Piero. Esso fa fede del lavoro di continua revisione del testo e ospita nei suoi 110 fogli numerosi disegni di mano dell’artista: linee sottilissime che solcano le pagine del codice a illustrazione del testo, manifestando la straordinaria perizia grafica dell’autore.
I cosiddetti ‘maestri della prospettiva’, ossia gli intarsiatori, fondarono la propria arte sul repertorio di temi e di immagini contenuto nel trattato e l’amicizia fraterna che legava Piero ai fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozi da Lendinara, intarsiatori per eccellenza, fu degna della menzione di Luca Pacioli. Albrect Dürer dimostra in più luoghi dei suoi scritti la conoscenza del trattato di Piero, mentre Daniele Barbaro compilò addirittura gran parte del suo celebre trattato prospettico (1569) seguendo il ‘De Prospectiva Pingendi’. Se risale solo a Constantin Winterberg (1899) la notizia, mai dimostrata né rintracciata, che Leonardo, dopo aver saputo da Pacioli che Piero aveva compilato un trattato di prospettiva, rinunciò a redigerne uno suo, è però un fatto non trascurabile per la fortuna dell’opera che si sia voluto sottolinearne l’eccezionalità e la novità con un paragone eccellente, che pone Piero teorico al di sopra di tutti i pittori prospettici della sua epoca.
Le opere presenti in mostra, un centinaio tra dipinti, disegni, manoscritti, opere a stampa, incisioni, sculture, tarsie, maioliche e medaglie, accompagnano il visitatore in un percorso che segue a grandi linee le tematiche affrontate nei capitoli del ‘De Prospectiva Pingendi’ e attraversare le sale sarà un po’ come sfogliarne le pagine. Si inizia dai principi geometrici e si prosegue con le figure piane, i corpi geometrici, l’architettura, la figura umana, la proiezione delle ombre e l’anamorfosi.