Home Nazionale Medicina: sclerosi multipla, allo studio metodo previsione prognosi casi moderati

Medicina: sclerosi multipla, allo studio metodo previsione prognosi casi moderati

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Roma, 11 dic. (AdnKronos Salute) – Un punteggio per migliorare la previsione dell’evoluzione della sclerosi multipla, anche nei casi moderati per i quali è più difficile valutare l’eventuale progressione. Una possibilità allo studio di un’équipe multicentrica guidata da Roberto Bergamaschi, responsabile del Centro di ricerca interdipartimentale per la sclerosi multipla (Crism) dell’Istituto neurologico nazionale Mondino di Pavia, che sta lavorando all’evoluzione di uno strumento già utilizzato – un ‘punteggio’ (score) basato su indicatori clinici – messo a punto dallo stesso Bergamaschi e che oggi permette di valutare la prognosi al 90% nei casi ‘estremi’.
“Una maggiore precisione nella prognosi – spiega Bergamaschi all’AdnKronos Salute – non è un esercizio accademico: permette di utilizzare, a fronte del buon ‘armamentario’ terapeutico oggi disponibile, le cure migliori per il singolo paziente. Ad esempio possiamo usare una terapia più aggressiva per un paziente con una prognosi particolarmente negativa. Oppure, al contrario, per prognosi molto favorevoli, usare terapie meno pesanti, privilegiando la sicurezza del farmaco e il minore impatto degli effetti collaterali”.
Il lavoro che permetterà di mettere a punto la nuova versione dello score attuale, frutto di 10 anni di ricerche, “è in corso in collaborazione con i centri per la sclerosi multipla di Bari e di Firenze. E’ fondamentale, infatti, coinvolgere un numero elevato di pazienti per ottenere uno strumento preciso. E questo vuol dire unire le forze con altre strutture. Nel nostro centro vengono seguiti 1.500 pazienti, che non sarebbero sufficienti per lo scopo. Per questo gli studi realizzati sino ad oggi sono tutti multicentrici”.
Il ‘punteggio’ realizzato dal Bergamaschi “è molto semplice”, dice lo specialista. In pratica, organizza e ‘legge’ i criteri di prognostici clinici già conosciuti, attribuendo un numero. In questo modo si può prevedere, secondo i dati disponibili, l’evoluzione della malattia al 90%, nei casi di prognosi assai negativa o molto positiva. “Funziona molto bene sugli estremi – spiega l’esperto – ma le condizioni intermedie sono più difficili da classificare”.
Il metodo, dopo la pubblicazione di due anni fa, è stato aggiornato e migliorato in una pubblicazione di quest’anno sull”European Journal of Neurology’, basata sui dati di una ricerca condotta in 55 centri di 25 nazioni con il coinvolgimento di 14 mila pazienti. La nuova ‘evoluzione’ dello score aggiunge ai criteri clinici (su cui si basa a prima versione) alcuni criteri strumentali (esami del liquor, risonanza e potenziali evocati).
“La nostra speranza è ottenere una buona capacità di previsione anche sui casi intermedi, in modo personalizzare il più possibile le cure per i nostri pazienti”, conclude Bergamaschi.