Home Nazionale Migranti: Caritas Ambrosiana, a Milano strutture oltre il limite (2)

Migranti: Caritas Ambrosiana, a Milano strutture oltre il limite (2)

0

(AdnKronos) – “Per passare il confine alcune famiglie hanno deciso di dividersi: i padri hanno mandato avanti le mogli con i bambini con la speranza di raggiungerli poco dopo, ma a causa del blocco sono rimasti intrappolati qui. C’è chi parte la mattina arriva a Ventimiglia e al Brennero, viene respinto e torna da noi disperato”, racconta Annamaria Lodi. Da ottobre 2013 ad oggi sono transitati nella strutture Caritas circa 12.000 persone di cui 7400 adulti e il resto minori (su 63mila passati da Milano). Il turn over è stato in genere molto rapido. La permanenza media di un ospite è stata di 4 giorni. Ma ora il flusso in uscita si è interrotto.
“Di fronte a questa tragedia umanitaria a Milano il Comune e Prefettura hanno messo in piedi un sistema di pronta accoglienza che prevede un veloce avvicendamento di ospiti. Ma è chiaro che se il flusso di uscita dai centri si blocca perché le persone vengono respinte alla frontiere -dice don Roberto Davanzo- si crea un tappo che mette sotto pressione l’intero sistema e rischia di farlo saltare. Delle due l’una: o si permette il deflusso negli altri paesi, oppure bisogna rendersi conto che è cambiato lo scenario e prendere le decisioni conseguenti. Il che significa identificare le persone e potenziare i posti di accoglienza per richiedenti asilo”.
“È una decisione che non compete al sindaco di Milano ma al ministero dell’Interno. Il governo ha portato già da 6 mila a 25 mila posti il sistema Sprar. Ma non basta ancora, perché solo nel 2014 le richieste di asilo sono state 50mila. L’accoglienza ha dei costi, ma è la sola strada possibile se vogliamo evitare problemi peggiori”, prosegue don Roberto Davanzo. “Malgrado le criticità Milano sta rispondendo in modo adeguato per la dignità dei più poveri e per la sicurezza dei milanesi. Certo, lo scontro ideologico che fa dei migranti argomento elettorale molto sensibile indebolisce la capacità di intervento che potrebbe essere più significativa. L’auspicio è che le nostre parrocchie si diano occasioni di riflessione e di approfondimento del problema. E magari mettano a disposizione qualche struttura, non tanto per l’emergenza quanto per la fase successiva, per coloro che si fermeranno e avranno bisogno di aiuto per integrarsi”.